Abbiamo menzionato in questo articolo le metodologie didattiche “tradizionali” ed in questo i 10 principi per una moderna istruzione linguistica di Rod Ellis.
In mezzo, ci sta Krashen.
Stephen Krashen è un illustre studioso, il cui lavoro oggi è parzialmente superato, ma che ha messo le basi di una linguistica e glottodidattica davvero moderna.
Non è l’inventore dell’approccio comunicativo (come talvolta si sente dire), ma ha messo in ordine una serie di importanti principi, che sono i fondamenti di una maniera di insegnare le lingue conseguenti con le evidenze neuroscientifiche su come funziona il cervello.
Vediamo in questo articolo le 5 ipotesi di Krashen e come possono essere utilizzate con consapevolezza per migliorare l’insegnamento delle lingue straniere
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Differenza tra acquisizione e apprendimento
Ne abbiamo già parlato in questo articolo su come usare acquisizione e apprendimento in classe.
Sintetizziamo qui: l’acquisizione è il processo spontaneo di “assorbimento” della lingua dall’ambiente, che avviene senza studio consapevole, tramite l’interazione affettiva e comunicativa in lingua. L’apprendimento è quanto impariamo studiando.
Ciò che viene acquisito va nella memoria procedurale, e viene quindi usato automaticamente, senza pensare: di solito, per arrivare a parlar bene una lingua, bisogna acquisire l’articolazione dei movimenti fonetici per produrre i suoni delle parole e l’intonazione della frase.
Si acquisisce la sintassi, ovvero l’ordine delle parole per costruire una frase corretta es espressiva, e si acquisiscono gli elementi morfologici come le desinenze. Se noi ci limiteremo ad “apprendere” questi elementi, il nostro parlato sarà farraginoso.
Avete presente i ragazzi che omettono costantemente la -s alla terza persona del present simple, pur sapendo perfettamente la regola? Ecco, questo è l’esempio perfetto di quando si apprende (il discente conosce la regola), ma non si acquisisce (non c’è automazione, e bisogna pensare “devo mettere la s alla terza persona).
L’apprendimento classico gioca tutto sullo studio consapevole, mentre una glottodidattica moderna punta alla competenza implicita , quindi cerca strategie per permettere l’acquisizione e l’automatizzazione delle nozioni linguistiche.
Ovviamente, il problema dell’acquisizione e’ che è lenta e che esistono “età critiche” nelle quali la rigidità del nostro cervello ci impedisce di imparare perfettamente la lingua come i bambini.
In un contesto di classe, l’insegnante deve usare entrambe le strategie: apprendimento e acquisizione.
Se si conduce interamente una lezione in inglese, l’argomento della lezione (colori, numeri, parti del corpo…) sarà oggetto di apprendimento, mentre tutta la spiegazione dei giochi e l’interazione con i bambini sarà fatta con frasi e parole inglesi che saranno assorbite senza studio, e quindi acquisite. Tutto il classroom English e le class instructions sono tipicamente oggetto di acquisizione, ovvero assorbimento automatico: a patto che non vengano mai tradotte, ma sempre mostrate e agite in un contesto altamente affettivo e comunicativo.
Ipotesi del Monitor
Krashen chiama “monitor” l’attitudine, ma anche la capacità, di controllare la correttezza grammaticale (accuracy) quando parliamo in lingua straniera. E’ evidente che il “monitor” deriva da due cose:
- la conoscenza della regola, ovvero il fatto che siamo in grado (o meno) di percepire l’errore.
- l’attitudine all’autocontrollo: sappiamo tutti che ci sono persone che tendono ad ipercontrollare (inibendo anche la propria “fluency” per paura dell’errore) e persone che tendono a “ipocontrollare” (sono i classici che “si buttano” e non imparano facilmente neppure se corretti perchp sono orientati al contenuto e alla comunicazione molto piu’ che alla forma)
La funzione di monitor è in larga parte inconscia, nel senso che è una sorta di “software” che agisce senza il vostro controllo, che percepisce che “qualcosa non va”.
Vi è mai successo? State parlando e una sorta di spia si accende nel cervello: sapete che avete fatto un errore nel momento stesso in cui lo state facendo. La differenza caratteriale qui fa molto: alcuni si bloccano, altri proseguono, alcuni correggono in corsa, altri rifanno l’errore la frase successiva.
La domanda che si pone Rod Ellis è: la consapevolezza (apprendimento) della regola grammaticale ti porta a parlare piu’ correttamente, ovvero: se fai grammatica in modo esplicito, ciò stimola l’implicita funzione di monitor?
Diversi scienziati hanno dato risposte differenti a questa domanda.
Krashen risponde di no: si arriva a parlare bene solo tramite l’acquisizione implicita, quindi fare grammatica non aiuta ad evitare errori grammaticali.
Altri studiosi, sostenitori del metodo classico, sostengono che si: facendo grammatica e rinforzando molto le regole tramite feedback correttivo, si può aiutare gli studenti ad evitare gli errori grammaticali.
Rod Ellis ha una posizione intermedia, detta “weak interface“: lui sostiene che studiare grammatica può stimolare la funzione di monitor, se non altro nel senso di permettere al cervello di “notare” la mancanza e la ridondanza di parti grammaticali (sostanzialmente il punto è che se sapete che ci va la -s alla terza persona, il vs cervello vi avviserà.)
Interessante, perchè connessa all’idea di monitor, quella del feedback correttivo “aperto”.
Quando l’insegnante sente un errore, può:
- ripetere la frase (sottolineando l’errore con la mimica o la voce
- fare una domanda che obblighi lo studente a rifare l’affermazione (possibilmente giusta)
- provare a elicitare dando degli indizi
Il feedback correttivo può stimolare l’azione di monitor e di acquisizione, aiutando ad integrare la correzione tra le competenze acquisite. Grazie al monitor (interno) ed il feedback correttivo (esterno) si può trasformare gradualmente le nozioni apprese in competenze acquisite, ovviamente la correzione deve essere pratica e rinforzata positivamente, nonchè sostenuta con esempi e con la possibilità di praticare molto per completare l’automatizzazione.
Qui trovi l’approfondimento sul feedback correttivo
Ordine naturale
L’ordine naturale dei concetti da insegnare è largamente intuitivo. Si insegnano sempre le cose dalla più semplice alla più complessa.
Eppure quando si parla di principianti e meno scontato, perché molte regole sono concomitanti e dare una priorità di insegnamento non è banale.
Krashen parla di +1, per dire che si deve costruire una sequenza logica nell’ordine di insegnamento, dove lo studente possa arrivare al concetto successivo “facendo un solo passo per volta.
Ciò significa che ogni passo deve essere preparato, in modo che l’informazione nuova possa essere naturalmente integrata alle informazioni precedenti.
Ciò significa che ogni nuovo input è comprensibile all’allievo, perché ha già tutte le informazioni per comprendere la nuova informazione. Il concetto di “ordine naturale” è più facile da declamare che da mettere in pratica, ma ci aiuta sapere una cosa: ogni individuo ha un built-in syllabus dato dalle strutture della propria lingua madre, che ha già acquisito.
Per esempio, se un individuo è italofono, è già famigliare con una forma di frase minima SOGGETTO_VERBO_OGGETTO.
Se può dire Luca mangia una mela, può dire Luca eats an apple. O perlomeno, ha già tutti gli elementi per capire questa frase (se sa il lessico): perché conosce già la struttura e identifica la prima parola come soggetto (Luca), la seconda come verbo (eats = mangia) e la terza come oggetto (an apple = la mela). Badate che non è banale: se noi fossimo stati latini, la nostra struttura sarebbe stata SOV (SOGGETTO OGGETTO VERBO) e quindi la identificazione della funzione logica di ogni parola sarebbe stata meno immediata.
Un buon programma di istruzione linguistica parte dalla consapevolezza della lingua madre del discente , per potere rispettare il suo ordine naturale e quindi proporre le strutture in un ordine logico che garantisca la loro apprendibilità.
Input comprensibile
Questo concetto si rifà a quanto riferito prima. L’informazione data ai discenti deve essere comprensibile e perchè lo sia deve essere inserota nel corretto ordine, ovvero presentata quando gli alunni possono afferrarla naturalmente e nel modo in cui possa essere afferrata naturalmente.
Si sottolinea che che l’informazione non è compresa, non sarà assimilata. La similitudine può essere quella con l’intestino: possiamo acquisire, assimilare, solo ciò che è nella forma giusta (già spezzettato in parti digeribili, già semplificato in elementi singoli o comunque semplici), ed arriva nel momento giusto (quando abbiamo consolidato le strutture necessarie per comprenderlo)
Informazioni incomprensibili possono essere mandate a memoria, ma non acquisite.
Comprendere una informazione vuole dire rielaborarle, quindi assimilarle.
Tutte le operazioni che portano a capire, a trovare la logica, ad analizzare e afferrare la nuova struttura, sono corrette, perché la comprensione è la elaborazione di una informazione, e quando elaboriamo attivamente ricordiamo.
Aiutano quindi tutti i fenomeni di attivazione logica verso una data struttura, che sono ancora piu’ importanti di ripetizioni non elaborative per assimilare le nuove informazioni
Abbassamento dei filtri affettivi
Impariamo quando siamo rilassati perchè il nostro cervello quando è rilassato è ricettivo. Non impariamo quando siamo tesi, preoccupati, nervosi, perchè gli ormoni dello stress influiscono negativamente sulla memoria.
Ricorderemo meglio se facciamo una attività giocosa e divertente.
Ricorderemo meno se siamo interrogati, se ci sentiamo esaminati.
Per esempio, il feedback correttivo durante una interrogazione non serve a molto. Invece, nell’ambito di una attività ludica può essere molto più importante.
Qui mettiamo ulteriori spunti:
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