Tutto l’approccio comunicativo si basa sul fatto che si impara facendo errori. Il metodo comunicativo nell’insegnare l’inglese in effetti nasce dall’osservazione dell’acquisizione linguistica della lingua madre da parte dei bambini: si procede “per tentativi ed errori”.
Il bambino prova a parlare, e a seconda di come l’ambiente circostante reagisce ai suoi tentativi, il suo cervello “tiene” le forme che hanno ricevuto feedback positivo e abbandona le forme che hanno avuto feedback negativo.
Ovviamente, si osserva una progressione nelle abilità del bambino, quindi alcuni errori possono essere corretti in uno stadio molto precoce, altri invece vengono corretti in uno stadio successivo, perche’ i genitori comprendono che non è possibile che il bambino impari a parlare perfettamente in un colpo solo.
Per esempio, se un bambino chiede “cocco” (vuole un biscotto) e la mamma gli dà un biscotto, il bambino ha ricevuto feedback positivo. Quindi rinforzerà “cocco” associandolo al fatto che ha ricevuto il biscotto. Sicuramente ricorderà “cocco” (che è una olofrase per dire “voglio un biscotto) e lo userà ancora.
Ma, dopo alcune settimane, se chiede “cocco” alla madre, la madre potrebbe dare il biscotto, ma riformulare la richiesta: “vuoi un biscotto? Ecco il BISCOTTO”, sottolineando la parola corretta con la voce e magari lo sguardo. In questo modo, gradualmente il bambino trasformerà “cocco” in “cotto” o “biscotto”, modellandosi sulla base del feedback ottenuto dalla mamma.
Puoi approfondire qui l’importanza del metodo “materno” per insegnare inglese
Se la mamma non desse il feedback, ma il bambino ricevesse il suo biscotto, probabilmente non avrebbe lo stimolo per correggere il suo errore.
Questo appare assolutamente logico, eppure l’opportunità della correzione degli alunni e, nel caso, la domanda su cosa e come correggere, è una delle piu’ dibattute nell’ambito della linguistica.
Alcuni insigni linguisti, tra cui Krashen, hanno osservato che la correzione può essere in alcuni casi un ostacolo all’acquisizione linguistica, perché in alcuni soggetti essere corretti sviluppa una forma di ansietà e timore del giudizio che interferisce con l’abbassamento dei filtri affettivi.
In generale, chiunque abbia insegnato, ha osservato che interrompere un dialogo/role play per fare correzioni di tipo formale è estremamente inopportuno perchè distrae, interferisce sui meccanismi di fluency e può anche influire sulla motivazione a coinvolgersi in atti comunicativi simulati (role play/giochi comunicativi) e quindi sull’acquisizione nel lungo periodo.
In questo articolo daremo una serie di esempi e suggerimenti per effettuare dei feedback correttivi, specificando la situazione di volta in volta. Ovviamente, non esistono regole astratte e applicabili sempre, ma ci sono delle macrocategorie orientative che ci possono illuminare su come, quando, quanto spesso correggere un alunno che sbaglia.
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Differenza tra Mistake vs Error
Si può dire che “error” è l’errore dato dall’ignoranza di una certa struttura linguistica. Ad esempio, se non conosco le differenti forme di futuro in inglese perchè non le ho mai studiate, potrei usare sempre will. L’errore non nasce da una mia parziale comprensione del contesto o della sfumatura semantica, bensi dal fatto che credo che il futuro semplice italiano sia univocamente tradotto con will.
Ha senso correggere un errore di questo tipo?
Nel bel mezzo di un esercizio di conversazione, sicuramente no. Se non ho il tempo o non è l’occasione opportuna (ricordiamoci il principio del +1) per correggere un errore inevitabile per ignoranza, meglio lasciarlo correre.
Viceversa, potremmo definire “mistake” un errore evitabile. Lo studente, pèer restare nell’esempio dato, conosce la differenza tra will e to be going to, ma utilizza sempre will, senza applicare la differenza.
Ha senso interromperlo per correggere?
In questo caso, dobbiamo dire: dipende.
Dipende se l’errore è contestualizzato in una attività dialogica, che magari coinvolge altri discenti: ha senso interromperla?
Dipende se l’errore è reiterato, e quindi denuncia una effettiva incomprensione della regola, oppure se è episodico in un contesto in cui il bambino ha evitato altre volte lo stesso errore.
Dipende se il bambino è ansioso di carattere, e quindi maldisposto verso le correzioni pubbliche.
In generale, l’errore evitabile va corretto se:
- non interrompe una attività orientata alla fluency
- il discente ha una attitudine non negativa rispetto alla correzione in pubblico
- la correzione è effettivamente necessaria nel suo processo di apprendimento
Volendo girare in positivo l’indicazione si potrebbe dire che:
- ha senso correggere un mistake, non ha senso correggere in error (a meno che non sia il contesto giusto per introdurre un nuovo elemento)
- la correzione deve rispettare la logica del + 1, ovvero arrivare quando il bambino è in grado di comprenderla usando gli elementi che già possiede, ovvero esiste già uno “scaffolding” logico e linguistico nel quale la nuova regola può essere afferrata
- ha senso correggere un alunno nell’ambito di attività maggiormente orientate verso l'”accuracy” rispetto a correggerlo in attività maggiormente orientate alla fluency
- in generale, è forse più produttivo interrompere lo scambio dialogico tra docente e discente, non uno scambio dialogico tra due discenti
- è necessario che il docente conosca abbastanza bene il profilo psicologico di ogni discente, per valutare come sarà presa una eventuale correzione pubblica
Monitor and Teachability
Ci sono due concetti che devono essere compresi e presi in considerazione per capire quando attuare una correzione.
Il concetto di “Monitor” viene introdotto da Krashen per definire la tendenza da parte degli studenti a controllare la propria produzione ai fini della accuracy. In prima battuta c’è da dire che l’attitidine a monitorare la propria produzione segue un criterio psicologico: ci sono studenti che tendono a buttarsi, senza timore di fare errori ma anche senza particolare autocontrollo (e fanno errori evitabili) e studenti che invece hanno costante timore di sbagliare e parlano poco o pochissimo perche’ tendono ad ipercontrollare la loro produzione.
L’insegnante deve avere in mente il “tipo psicologico” dello studente per fare correzioni mirate e veramente utili, senza danneggiare la motivazione dell’alunno o la sua autostima.
L’altro criterio fondamentale per la correzione sta nel riconoscimento di quale correzione sia veramente utile in quello specifico momento. Come la mamma non pretende che il bambino di 16 mesi dica “Voglio un biscotto”, ma si accontenta di “cocco”, cosi l’insegnante deve avere la flessibilità e la sensibilità di capire quale è il livello di correttezza cui può aspirare lo studente e lavorare nell’area di sviluppo prossimale, per essere certo che la sua correzione produca un reale cambiamento significativo.
In altre parole, deve essere certo che la correzione porti una nozione “insegnabile” all’alunno, considerando il livello in cui è. Alcuni studiosi asseriscono che offrire un feedback realmente costruttivo agli studenti possa accelerare l’apprendimento e anche l’acquisizione linguistica.
Correzione dell’errore nel parlato: immediata o differita?
L’errore durante un dialogo in inglese deve essere fatta immediatamente, oppure è meglio appuntarsela per dopo (e correggere l’errore fatto dopo che è terminata l’attività dialogica)?
Non è una domanda a cui è facile dare risposta. Le considerazini da fare sono molteplici:
- appare piu’ efficace la correzione immediata, specie se si vuole dare spazio ad una autocorrezione, che è la forma piu’ virtuosa di feedback. Se aspettiamo il termine dell’attività, il discente potrebbe non ricordare bene ciò che ha detto e quindi ciò potrebbe levare una porzione di efficacia alla correzione stessa. Prendiamo l’esempio del caregiver che parla con il bambino: se vostro figlio chiede: “hai capito cosa ho diciuto?” voi sorriderete e immediatamente risponderete “certo, amore: ho capito cosa mi hai detto”. Non si può pensare che una simile correzione abbia il medesimo valore “modellante” se fatta mezzora dopo.
- tuttavia, bisogna notare che una correzione di questo genere potrebbe essere completamente inutile se arriva in un momento in cui il discente non sta prestando attenzione, perché immerso in un altro compito. In questo caso, meglio appuntarsi l’errore e riprenderlo successivamente, quando si avrà la totale attenzione.
In generale, il feedback correttivo immediato è più indicato quando il discente è impegnato in uno scambio con il docente ed ha la sua attenzione puntata su questo scambio, in una situazione rilassata (non crediate che le correzioni durante un esame o una interrogazione abbiano un effetto sulla competenza linguistica!).
Negli altri casi, è meglio aspettare, prendere nota e fare dopo il rilievo linguistico.
Correzione o autocorrezione?
Se si tratta di un “mistake”, si può provare a sollecitare uno studente perchè autocorregga il proprio errore. Ecco una rassegna di possibili metodi per stimolare l’autocorrezione
Strategia di correzione dell’errore | Descrizione | Esempio |
Recast | Il correttore riformula la frase correttamente all’interno di un atto comunicativo, che consenta allo studente di autocorreggersi nella replica/risposta | Studente: “I went there 2 times” Insegnante: ” You have been there 2 times with your family” Studente: ” Yes, I have been there with my parents” |
Repetition | Il correttore risponde riprendendo l’errore (enfatizzando con la voce o l’intonazione la correzione) | Studente: “I went there 2 times” Insegnante: “You went there 2 times?” Studente: “I mean, I have been there 2 times” |
Clarification request | Il correttore fa una domanda che richiede chiarimento, per stimolare lo studente a ripetere la frase in modo corretto | Studente: “I’ll start on may” Insegnante “When will you start?” Studente: “In may” |
Elicitation | Il correttore stimola lo studente a ripetere la frase sbagliata dando alcuni indizi per la correzione | Studente. “I will come if it will not rain” Insegnante: ” You will come, if….” |
Paralinguistic signal | Il correttor simola lo studente a ripetere la frase segnalando con un gesto o con la mimica che ha sentito un errore | Studente. “I will come if it will not rain” Insegnante: ” You will come, if….” (mostra aggrottamento ciglia) |
Tutte queste tecniche possono evitare una esplicita correzione dell’errore. Meglio, se possibile, evitare di segnalare in modo evidente che lo studente ha sbagliato.
In un certo senso, alcuni linguisti osservano che gli insegnanti non “correggono” mai i discenti, bensi ciò che possono fare è offrire un feedback in modo che gli studenti si autocorreggano. Questa frase, anche se in modo provocatorio, racchiude una verità: è il cervello del discente che deve riconoscere l’errore e scartarlo. La correzione dell’insegnante può solo facilitare questo processo.
Di caso in caso, il docente può scegliere quale formula sia migliore per provocare questa presa di consapevolezza dell’errore e relativa correzione da parte dello studente: una fotmula esplicita oppure una “negoziazione”, basata sul processo di “elicitazione”. Non ci sono risposte univoche, perchè molto dipende dal contesto.
Ciò che è invece oggi acclarato (ed era tabu fino ad alcuni decenni fa) è che offrire un feedback agli alunni è molto importante, cosi come lo è farlo nel rispetto della loro sensibilità e nella consapevolezza del loro livello linguistico.
Potete trovare l’articolo completo a cura di Rod Ellis qui.
Per indicazioni ulteriori su Rod Ellis e i suoi principi di insegnamento della lingua straniera fate riferimento a questo articolo.
Qui trovate importanti spunti:
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