Chi segue il nostro blog sa che noi siamo assolutamente contrari ad usare la traduzione nelle lezioni di inglese.
Tuttavia, nella storia della glottodidattica ci sono stati autorevoli interventi per un insegnamento della lingua inglese nel quale si comunica in modo strutturato anche con la traduzione ovvero usando la lingua ponte per chiarire agli alunni i punti del significato che restano oscuri.
Poichè in questo blog cerchiamo di illustrare non solo la nostra personale opinione ma anche le molte voci interessanti che si sono avvicendate sull’insegnamento della lingua inglese, non potevamo non menzionare “The Sandwich Technique” , ovvero sia una strategia che prevede l’alternanza “strategica” di lingua target e lingua ponte per comunicare con gli alunni.
Contenuti di questa pagina
I rapporti tra le lingue (nella testa dell’apprendente)
Il primo e piu’ insindacabile argomento a favore dell’utilizzo della traduzione nell’insegnamento della lingua straniera, è che la seconda lingua o la lingua straniera non possono essere automaticamente parificate alla lingua madre, per il semplice fatto che nella testa dell’alunno non è cosi.
Quando impariamo da piccolissimi la lingua madre, ovviamente non abbiamo alcuna altra lingua in testa. E’ la nostra “prima lingua”.
E’ la lingua in cui cominciamo a pensare. Ed inoltre, è la lingua nella quale tutta la vita presumibilmente penseremo la lingua, ovvero ogni riflessione metacognitiva sul linguaggio si rifarà (come primo termine di paragone, confronto o riferimento) alla lingua madre.
Grammatica e sintassi sono regole di funzionamento, strutture gerarchiche e di ordine della lingua. Noi impariamo in modo implicito (senza spiegazione) la grammatica e la sintassi della nostra prima lingua, ovvero traiamo dall’esempio un modello di funzionamento di quella lingua.
Chi appoggia con argomenti moderni la traduzione nell’insegnamento della lingua, sostiene che insegnare ad un bambino (o adulto) che conosce già una lingua, ovvero la sua lingua natale, ci dà il grandissimo vantaggio che questi conosce già una lingua, ha già un modello.
E che è in effetti molto intelligente riferirsi ed usare quel modello per insegnare anche la lingua straniera. In effetti, notiamo tutti (ed è dimostrato dalla scienza) che si imparano piu’ facilmente lingua simili alla nostra lingua madre.
Molti pensano alla somiglianza tra le parole, ma ancora piu’ forte è il fatto che lingue simili hanno funzionamenti simili (grammatica e sintassi simili). Quando impariamo lo spagnolo, noi italiani non abbiamo problemi nella comprensione del sistema verbale, perchè (per quanto complesso) è molto simile al nostro. Possiamo quindi inserire le parole spagnole in una struttura che , nel nostro cervello, è già presente e funzionante.
Abbiamo decisamente piu’ problemi nel capire le duration forms in inglese, perchè il concetto di “aspetto del verbo” non esiste in italiano. Per usare bene i verbi inglesi, dobbiamo costruire una rete di funzionamento delle aziononi diversa, e i rapporti temporali tra le azioni sono espressi secondo una logica che dobbiamo fare funzionare in modo per noi innaturale.
Quindi, fare riferimento alla lingua materna degli alunni anche con la traduzione delle singole frasi, secondo i sostenitori dell’uso di metodiche “bilingui” , è un modo efficiente ed economico per insegnare implicitamente la grammatica e la sintassi dela lingua straniera. Soprattutto, questo meccanismo funziona tra lingue simili e tra strutture di comportamento simile: ad esempio sia l’inglese che l’italiano sono lingue SVO (soggetto-verbo-oggetto) quindi si possono insegnare agevolmente le frasi minime con questa struttura, già presente nella testa dei nostri alunni.
The cat runs – Il gatto corre
The dog takes a bone – Il cane prende un osso
Anzichè insegnare in modo esplicito le regole, si crea una architettura nella lezione per cui l’alunno possa confrontare costantemente la lingua madre e la lingua straniera. Questo è il fulcro, detto in soldoni, della tecnica bilingue.
Open Minds orienta i futuri docenti di inglese
Spinta dalla volontà di arricchire la mia formazione di docente, sono andata alla ricerca di corsi che potessero fare al caso mio. Tra i tanti trovati, quello di Open Minds si è rivelato da subito molto interessante.
Inizialmente sono state la gentilezza e la disponibilità della direttrice Claudia a darmi la spinta per approfondire.
La mia situazione è particolare: sono docente di lingua cinese (non inglese), ma non trovando nulla di specifico mi sono affidata a Open Minds e oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta! Nonostante la “difficoltà” della lingua, Claudia si è mostrata da subito di aiuto e disponibile nell’adattare il corso in base alle mie esigenze, seguendomi passo passo. Open Minds mi ha dato la possibilità di comprendere in che modo impostare il mio lavoro di docente, che approccio utilizzare, come rendere le lezioni multisensoriali e interattive. Competenza, professionalità, disponibilità sono di casa a Open Minds.
Oggi concludo il corso e posso dire con certezza che i loro corsi di formazione sono flessibili e davvero di grande utilità e interesse anche nei casi meno “classici”, come nel mio con la lingua cinese. Al prossimo corso e grazie!
Valentina Talia
La tecnica sandwich e la traduzione nella lezione
La sandwich technique è rappresentata dalla traduzione “idiomatica” in lingua madre o lingua ponte inserita tra due frasi in L2 ancora sconosciuta all’alunno (non si fa su frasi già note).
In altre parola lo schema è cosi
- FRASE IN L2
- FRASE IN LINGUA MADRE O LINGUA PONTE (TRADUZIONE IDIOMATICA)
- FRASE IN L2 (RIPETUTA IDENTICA)
Facciamo un esempio
Did you call your mum?
Hai chiamato la mamma?
Did you call your mum?
In questo modo, viene dato il significato ai bambini, ma si rinforza (tramite la ripetizione, che deve essere enfatizzata) la frasi in L2.
Questa tecnica mira ad usare da subito la L2 come lingua di comunicazione in classe, risolvendo però anche i problemi di disciplina e gestione del gruppo che sono tipicamente difficili da gestire quando i bambini non conoscono la L2.
Ovviamente, perchè questa tecnica del sandwich non sia controproducente (il tipico rischio è che gli studenti si concentrino solo sulla frase di mezzo, che è una traduzione), bisogna avere alcuni accorgimenti:
- enfatizzare al massimo la frase in l2
- chiedere di ripetere la frase in l2
- enfatizzare con mimi e gesti la comunicazione non verbale, al fine di rendere chiaro il significato anche tramite questi elementi
- tenere traccia delle frasi usate: appena si nota che i bambini sono in grado di comprendere quella specifica frase senza avere la traduzione, evitare la traduzione e fare riferimento ad altri mezzi di comunicazione non verbale per facilitare la comprensione.
Le frasi scelte per la classe di principianti, anche se si usa la traduzione, devono semre essere alla portata degli alunni ed essere semplici e ricordabili in se’. Prediligete un linguaggio concreto, con molti esempi.
Troviamo in questo video una spiegazione molto chiara del Metodo sandwich, che non è genericamente una traduzione inserita tra due frasi inglese ma parte di una metodica strutturata.
Questo insegnante tedesco di inglese , che insegna nella fascia delle elementari, ci dà una serie di spunti interessanti:
- le immagini hanno degli scopi precisi, a seconda degli scopi sceglieremo le immagini. Chiediamoci: le immagini devono servire ai bambini per indovinare il significato o per ricordarlo? (nel caso della tecnica sandwich, il significato viene dato esplicitamente, quindi ovviamente si strutturano le immagini nel testo come indizio per ricordare)
- le frasi devono essere chiare, con strutture sintattiche univoche. La traduzione “idiomatica” viene data immediatamente dopo la frase in L2. La traduzione deve essere chiara, l’insegnante non vuole che il bambino “si distragga” nel pensare al significato o perda il filo per mancanza di indizi sul significato della frase. Non ci deve essere incertezza semantica nè sul significato della frase nè sulla sua struttura grammaticale /sintattica. A questo proposito la traduzione in lingua madre può essere modificata per ricalcare la struttura dell’inglese, in modo che il bambino possa comprendere bene le corrispondenze da una lingua all’altra
- Grandissima attenzione va all’aspetto articolatorio della frase. In modo veramente interessante, questo insegnante suggerisce che, nelle ripetizioni (individuali o corali) l’insegnante prima di chiedere al bambino di pronunciare ad alta voce, pronunci silenziosamente la frase in modo che il bambino possa concentrarsi sul movimento degli organi fonatori. Anche il bambino se vuole prima di parlare può pronunciare la frase in modo silente. L’enfasi sulla correttezza del movimento fonatorio e sulla pronuncia è molto alta in questo metodo.
Questa tecnica può essere molto utilmente usata per migliorare la fluency del bambino e modellare gli esercizi di speaking.
The sandwich technique: un po’ di storia
Il metodo Shanker è basato sulla “metodologia del sandwich”.
L’inventore del famoso metodo, George Shenker, iniziò la sua attività di insegnante durante la II guera Mondiale, e terminato il conflitto concepi la famosa metodologia che ancora oggi porta il suo metodo. Erano ani di grandi innovazioni dal punto di vista degli approcci didattici e particolarmente Shenker fu influenzato dall’invenzione dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e ispirato dai nuovi supporti fonici (il disco in vinile fu inventato in quegli anni).
Proprio a Roma, Shenker pubblica nel 1956″ “The George L. Sandwich method”, in 50 lezioni corredate dal disco in vinile con le registrazioni dello speaker madrelingua.
Oggi le lezioni del metodo Shenker sono 100, ma una serie di elementi caratterizzano tuttora il Metodo Shenker:
- Lo studente studia individualmente, attraverso un testo scritto e delle registrazioni audio , una lezione dove gli viene presentato un dialogo o un testo tratto dalla vita reale, con note inerenti alla grammatica e ai vocaboli. Lo studente traduce il testo, sudiviso in quattro blocchi (Control Form)
- Per passare alla lezione successiva, lo studente affronta un esame scritto, nel quale deve dimostrare di saper tradurre il testo con massimo due errori.
- Lo studente prepara per la lezione con l’insegnante un esame orale, in cui viene chiesto a tradurre uno di quattro blocchi.La pronuncia ha la massima importanza.
- Se si passa l’esame, si va alla lezione successiva, se no si deve riprendere e ripetere.
- Ogni cinque lezioni di cui si è superato sia lo scritto che l’orale si effettua un test (LEX) per vedere se è necessario riprendere alcuni contenuti.
Come vediamo, ritornano i due elementi di cui abbiamo parlato:
- Traduzione veloce /automatizzata dalla L2 alla L1 e vice versa (non si trata di un processo di creazone di nuove frasi, ma di traduzione idiomatica, ovvero- secondo l‘approccio lessicale– le frasi vengono considerate olisticamente come “chunks”. Questo permette di velocizzare l’aprendimento. Vengono in altre parola imparate come frasi fatte, stringhe con pezzi intercambiabili (Do you like my APPLE_BOOK_PEN?)
- Massima attenzione all‘aspetto articolatorio e fonetico
L’enfasi della lezione di inglese, con la tecnica bilingue del sandwich, si sposta dall’emersione del significato e dal gioco intuitivo sulla lingua ad una serie di procedure, basate sulla memorizzazione di forme sia sintattiche (la frase) che fonetiche (l’articolazione).
Questo metodo ricorda il metodo globale per la lettura: non a caso sono stati elaborati nei medesimi decenni.
La filosofia che stava dietro all’insegnamento era che, dando sufficiente materiale da elaborare e molto feedback, lo studente imparasse dei “pezzi ” successivamente diventasse abastanza esperto da maneggiarli in modo via via meno automatico e piu’ consapevole e creativo (ne parliamo qui)
Non sono 0’accordo con questa metodica in se’, tuttavia alcuni aspetti in assa sono oggettivamente interessanti, tra cui l’attenzioen all’aspetto fonetico ed articolatorio e la comunicazione contestualizzata e strutturata.
E voi, come insegnate inglese ai vostri alunni?
Ricorrete alla traduzione oppure parlate solo in L2? Come comunicate in lingua e come comunicate le traduzioni?
Se vi va, fatecelo sapere nei commenti.
Qui vi lasciamo con altri spunti: nelle prossime settimane discuteremo ancora della traduzione (o meno) nella classe di inglese.
Antonella Zona says
Ho frequentato un corso all’ Insubria per formatori interculturale di lingua italiana per stranieri e avevamo molte lezioni di glottodidattica .
Balboni sostiene che l’inglese per arrivare alla mente deve passare dal cuore e la lingua madre fa da ponte perchè ciò avvenga , il bambino attraverso la traduzione nella lingua madre coglie meglio il significato e lo fa proprio.
Propongo la traslation di brani ,e i bambini lavorano molto a coppie mostrando entusiasmo e ottengo risultati straordinari sin dalla classe seconda
Claudia Adamo says
Sicuramente la traduzione è un compito cognitivo impegnativo. Noi sosteniamo da sempre che tradurre da una lingua all’altra e parlare una lingua siano due competenze diverse (per fare un esempio tratto dalla Lucangeli, non si impara a fare calcoli a mente facendo calcoli in colonna), tuttavia è indubbio che questi compiti cognitivamente impegnativi diano dei risultati sul versante dell’apprendimento dei singoli vocaboli e sulla formazione consapevole di frasi, crescendo si può puntare anche sul confronto e sull’analisi contrastiva tra le lingue.
In questo articolo ho riportato il metodo Sandwich, che è connesso con l’esperienza di Shenker, molto incentrato su altre competenze gestite cognitivamente (quali la pronuncia e l’articolazione).