In questi giorni scriviamo una serie di articoli dedicati all’approccio piu’ corretto per insegnare a leggere l’inglese.
Abbiamo ultimamente presentato due metodi basati sui synthetic phonics,e precisamente
Tuttavia, in questo intervento facciamo un passo indietro, ovvero cerchiamo di spiegare i pro e contra del metodo globale (basato sul riconoscimento visivo delle parole ad alta frequenza) vs il metodo fonetico (basato sul riconoscimento dei singoli fonemi (grafemi) e ricostruzione della forma grafica/fonetica della parola come esito del blending dei singoli elementi).
Ci dichiariamo subito: siamo personalmente convinti che i risultati migliori, per quanto riguarda insegnare inglese come lingua straniera ai bambini italofoni, vengano da un insieme integrato di strategie.
In altre parole, siamo per un approccio bilanciato, che integri i due approcci con una forte strutturazione logica, per aiutare tutti i bambini a sviluppare
- consapevolezza fonologica
- conoscenza dei fonemi caratteristici della lingua inglese
- buon vocabolario (con attenzione specifica alle parole ad alta frequenza)
Ne parliamo qui
Ho seguito con Open Minds il corso per insegnare inglese ai bambini di 3-6 anni.
È un corso pratico e completo in cui la ricchezza dei materiali didattici messi a disposizione va di pari passo con le basi teoriche, molto chiare e ben spiegate. Ho particolarmente apprezzato le esercitazioni pratiche che consentono subito di confrontarsi con i vari argomenti delle unità didattiche.
Lo consiglio vivamente, anche per la grande cortesia e professionalità incontrate.
Arianna Gadaldi
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Un po’ di storia: metodo globale vs metodo fonetico
Molto brevemente, accenneremo ai due metodi e a quelle che vengono definite “reading wars”.
Il metodo globale è il modo in cui è stato insegnato a leggere per decenni neio paesi anglosassoni: si basa sul fatto che i bambini, istruiti a riconoscere visivamente le parole frequenti, imparino globalmente a leggere semplici testi, ripetitivi e prevedibili.
L’ipotesi su cui si basa il metodo è quella per cui il bambino, allenato a leggere le parole “come disegni” ma contemporaneamente sottoposto ad uno strutturato training di consapevolezza fonologica (riconoscimento dei fonemi), imparti “Intuitivamente” a decostruire le parole e a riconoscere in essa i singoli fonemi e , quindi, i grafemi che li simboleggiano.
Questo metodo infatti viene portato avanti facendo leggere testi altamente strutturati, con queste caratteristiche:
- poche parole target, che si intersecano con molte ripetizioni per costruire frasi semplici (l’enfasi è sulla fluency ed il significato)
- testi con un altissimo grado di ripetitività, sia perchè le parole ricorrono, sia perchè ricorrono parole che hanno il medesimo suono (utilizzo della tecnica dell’allitterazione per dimostrare che c’è una corrispondenza biunivoca tra fonema e grafema
- i testi storici del metodo globale (qiuelli che veramente avevano una qualità tale da trascendere il livello del “libro di testo” per le qualità letterarie, oltre che didattiche) implicitamente utilizzano molte tecniche “musicali” (ad esempio la rima) e fonetiche: si pensi ai libri del Dr. Seuss, che fa ampio utilizzo anche di non-parole con semplice funzione di illustrazione del suono.
In altre parole, la direzione dell’apprendimento del bambino secondo il metodo globale è questa
Prima viene presentata la parola (“CAT” ad esempio)
Poi il bambino comincia a comprendere che anche in altre parole, quando vede C deve leggere il suono gutturale /k/, quando vede A deve leggere la vocale breve /a/ e quando vede T deve leggere la dentale sorda /t/.
Il bambino capisce che le parole sono costruite con singoli mattoncini e quindi impara a decostruire CAT in C-A-T e riutilizzare i mattoncini (ad esempio C-ot, A-nt, T-oy).
Il metodo globale punta prioritariamente sulla “fluency”, permettendo ai bambini di leggere molto velocemente. Contemporaneamente, fornendo molti stimoli sulla consapevolezza fonologica, fa in modo che i bambini facciano da soli il passaggio di decostruire le parole e generalizzare l’uso dei grafemi-fonemi.
Il metodo globale viene accantonato, tra gli anni ’70 e gli anni 80, in favore del metodo fonetico. Il metodo fonetico parte da un approccio completamente diverso: per costruire la parola si parte dal riconioscimento del fonema (simboleggiato da un grafema). Quindi, il primo passo non è piu’ presentare la parola, bensi presentare il suono fonetico e la lettera che lo simboleggia.
Il bambino impara a leggere la parola ricostruendola “foneticamente” , ovvero imparando a pronunciarla partendo dai singoli suoni , che vengono giustapposti e fusi assieme. I risultati sono diversi: l’acquisizione è piu’ lenta, tuttavia l’errore è meno frequente e ad oggi si considera molto migliore il metodo fonetico soprattutto a lungo termine.
Potete trovare indicazioni molto interessanti qui su quelle che vengono chiamate “reading wards”, ovvero la pluridecennale polemica tra i sostenitori del metodo globale contro i sostenitori del metodo visivo
L’approccio integrato e bilanciato
La nodstra osservazione è che, se ci sono in corso da decenni delle “faide” tra i sostenitori dei due approcci, è perchè ognuno dei due approcci ha dei lati positivi e negativi. Se il metodo globale avesse solo lati negativi, non ci sarebbero ad oggi persone che lo difendono, giusto?
Il punto è l’integralità del metodo, che non è difendibile in nessuno dei due casi.
Come spesso accade, la polemica ha portato ad estremizzazioni lontane dalla realtà:
- non era vero che il metodo “globale” prevedesse solo che il bambino indovinasse i fonemi e l’associazione grafema-fonema, essendo meramente esposto alla parola. I libretti scritti per i lettori con il metodo globale sono ancora oggi ottimi aiuti per leggere e le strategie in esse contenute sono ampiamente riutilizzate da tutti i docenti, anche quelli che usano il metodo fonetico. La ripetizione, lp’allitterazione, la rima, la corrispondenza parola scritta ed immagine sono strategie che veicolano efficacemente sia la riflessione metafonologica che la riflessione sul significato. Di fatto, la lettura globale era correttamente inserita in un training a 360 gradi.
- non è vero che il metodo fonetico fa riferimento solo al riconoscimento dei fonemi, senza interessarsi della costruzione del significato. Al contrario, tutti i metodi fonetici sono corredati da “shoprt stories” che fanno ampio ricorso alle dette strategie, tipiche dei metodi “look and say”.
Quindi, come già tutti gli insegnanti sanno e fanno, un approccio integrato e bilanciato è la cosa migliore da fare.
Il piatto forte è corretto che sia la fonetica, perchè consente un training piu’ strutturato e, in una lingua difficile come l’inglese, permette di darsi dell tappe affidabili per procedere.
Tuttavia, alcuni studiosi correttamente puntualizzano che le parole ad alta frequenza in inglese sono spesso non leggibili foneticamente e vanno comunque imparate “by sight”. Si tratta di parole omnipresenti come numeri, giorni della settimana, pronomi, preposizioni….
Ha senso quindi corredare il training fonetico con un training visivo per riconoscere le parole che tornano spesso, e che da sole costituiscono anche l’80% di un testo.
Open Minds orienta i futuri docenti di inglese
Personalizzare: l’esperienza di ogni studente è diverso
Se ci seguite, sapete che il nostro mantra è la multisensorialità. Imparare a leggere è una pesperieza di apprendimento che può essere diversa per ogni studente. Se lo studente è visivo, le strategie visive saranno molto produttive su di lui.
Se uno studente ha un buon canale uditivo, non farà fatica a discriminare i fonemi e riconoscerli.
Se uno studente ha una mispercezione uditiva, riconoscere il singolo fonema e discriminarlo, sarà piu’ difficile.
Davies, autore de “Il dono della dislessia” dice che per lui (dislessico e pensatore visivo) era difficile concettualizzare le parole senza un significato proprio (come le preposizioni e le congiunzioni) e che quindi diventava difficile anche percepirle nel contesto.
Ognuno è diverso.
Per questo motivo, il docente deve sensibile e pronto nell’adattare il proprio approccio all’insegnamento dell’inglese (e anche della literacy) alle caratteristiche del signolo allievo.
Particolarmente, se l’alunno è DSA, è indispensabile trovare una soluzione adatta alle sue difficoltà, ma anche ai suoi punti di forza.
Ne parliamo nel corso “Insegnare inglese ai DSA” e soprattutto nella versione “Insegnare inglese ai DSA II livello”, dove si approfondiscono metodologie adatte a studenti dislessici, caratterizzati da pensiero visivo e cinestestico.
Contattateci per informazioni.
Nel frattempo, vi lasciamo qui altri spunti:
Loredana dice
Sono interessata a partecipare.
Claudia Adamo dice
il link per partecipare alla lezione gratuita è https://www.open-minds.it/lezione-zoom-gratuita-10-novembre-2023/
Francesca Benazzi dice
Sarei interessata a partecipare.
Claudia Adamo dice
Grazie, per lavore scriva a [email protected]