Oggi dedichiamo un articolo alla teoria dell’insegnamento linguistico per insegnanti di inglese.
The lexical approach è il nome di un approccio all’analisi ed insegnamento della lingua basato sull’idea costruttivista, per cui il linguaggio è una sorta di tessitura i cui elementi fondanti sono le unità lessicali (e non le regole grammaticali).
Secondo questa visione, il linguaggio si assembla e si impara partendo dalle parole, le quali parole si associano in frasi che co-coccorrono in modo statisticamente prevedibile.
Se osserviamo il modo in cui parlano ed imparano a parlare i bambini piccoli, in effetti questa visione trova una sua rispondenza empirica. Il bambino comincia ad esprimere usando parole, e le parole dei bambini sono “frasi” ovvero la manifestazione sensibile (significante) di un significato interno, che non è solo l’oggetto designato dalla parola, ma il concetto o la richiesta (olofrase: “cocco” sta per “voglio il biscotto).
Da li, notiamo che mano a mano che il bambino acquisisce più capacità, comincia ad associare le parole tra loro, secondo schemi statisticamente prevedibili.
Recentemente, la ricerca linguistica ha posto l’accento sul fatto che i parlanti nativi hanno un repertorio di lexical chunks ampio, che è vitale per la fluency.
La fluency, sia per i nativi che per chi impara l’inglese come L2, non dipende solo dal conoscere la grammatica, anzi in effetti non è affatto correlata con la grammatica, bensì con la dimestichezza con la lingua, che è appunto il fatto di sapere maneggiare velocemente ed efficacemente un vasto repertorio di espressioni.
Il nostro cervello cerca sempre di economizzare sforzi, quindi non costruisce da cappo ogni frase, bensì utilizza le frasi “già fatte” come se fossero pezzi di puzzle che bene si incastrano tra di loro (avete mai avuto l’esperienza di comporre un puzzle non dalle singole tessere ma per pezzi precedentemente assemblati?)
Non potremmo essere veloci abbastanza da parlare e capire in una conversazione se non ragionassimo già con pezzi di frasi combinate tra loro , che automaticamente sappiamo come interpretare e articolare. Quindi, ha senso proporre anche nell’istruzione linguistica un concreto allenamento per “pezzi” , oltre che per regole.
“It is our ability to use lexical phrases that helps us to speak with fluency. This prefabricated speech has both the advantages of more efficient retrieval and of permitting speakers (and learners) to direct their attention to the larger structure of the discourse, rather than keeping it narrowly focused on individual words as they are produced”
Natinger e DeCarrico, 1992
Per riassumere, l’idea che sta dietro alla teoria di Lewis è che
- Non si impara la lingua dal suono alla parola e dalla parola alla frase tramite l’applicazione di regole,, ma al contrario si comincia imparando unità intere che dopo vengono spezzate e ricombinate secondo regole che si acquisiscono tramite un meccanismo inconscio di tipo statistico.
- La grammatica si acquisisce attraverso un processo indittivo di osservazione, ipotesi e sperimentazione/feedback.
- L’interazione con un interlocutore collaborante accelera molto l’acquisizione. Per quanto istintivo , questo processo deve essere guidato. Se noi siamo immersi nella lingua, non impariamo veramente a parlarla. Una guida (caregiver) è necessaria per immetterci e guidarci nel flusso di comunicazione ed uso della lingua, che è il dispositivo per imparare veramente (impariamo facendo, non solo ascoltando)
Vi segnaliamo questa conferenza che abbiamo tenuto nel 2017, nel quale viene spiegata la “natura statistica” del linguaggio, ovvero il fatto che il nostro cervello come un calcolatore prende nota delle espressioni che sente e le combina. Nel combinare, cerca “approvazione” e feedback nel caregiver che aiuta il bambino ad imparare a parlare. Ogni qual volta viene corretto, il cervello “scarta” l’espressione che riceve feedback negativo e rinforza invece l’espressione approvata. Per questo è importante correggere gli errori nel modo corretto, perchè è proprio il meccanismo di tentativo ed errore che ci porta a perfezionare la comunicazione e la correttezza.
Per approfondire:
Consiglio assolutamente Open Minds Milano a tutti coloro che insegnano inglese a diversi livelli e nei più disparati contesti formativi (siano essi pubblici o privati). I moduli sono online ma la qualità dei percorsi è tale da farti sentire come in presenza. Ne ho subito apprezzato competenza, professionalità e modus operandi perché in linea con me. Ringrazio la mia tutor Claudia Adamo per i feedback e lo stimolante scambio culturale e professionale.
Denise Brazzioli
Lexical chunk e collocation
Vediamo questa definzione del Lexical approach, termine coniato dal linguista Michael Lewis
The fundamental principle of the lexical approach is “language consists of grammaticalized lexis, not lexicalized grammar.”
What this means is that lexical phrases offer far more language generative power than grammatical structures.
Accordingly, advocates of this kind of approach argue that lexis should move to the center of language syllabuses. Justification for this theory comes from statistical analysis of language which shows that we do indeed speek in chunks and collocations.
Traduzione: Il principio fondamentale del lexical approach che la lingua consti di lessico che viene grammaticalizzato, e non di grammatica cui viene aggiunto il lessico. Ciò vuole dire che le frasi lessicali dispongono di un potere generativo più vasto delle strutture grammaticale. Di conseguenza, questo tipo di approccio tende a dedurre che il lessico dovrebbe essere messo al centro dei programi di istruzione linguistica. La giustificazione di questa teoria deriva dall’analisi statistica della lingua, che mostra che veramente quando parliamo ragioniamo per “chunks” (“pezzi” di lingua) e “collocations” (co-occorenze di parola statisticamente associate)
Lexical chunk e collocation sono due espressioni chiave per questa visione linguistica:
Vediamo la loro definizione:
Chunk = Several words that commonly occur together in fixed phrases sometimes referred to as a lexical phrase. We tend to speak in chunks which reduces the energy required for processing language.
Traduzione: diverse parole chje normalmente co-occorrono assieme in frasi fisse, talvolta chiamate anche “frasi lessicali>” Noi tendiamo a parlare in frasi fisse per ridurre il dispendio di energia richiesto per produrre il linguaggio.
Esempi di chunks:
by the way
up to now
upside down
If I were you
a long way off
out of my mind
Lexical phrase = Multi-word chunks of language of varying length that run on a continuum from fixed phrases like in a nutshell to slot- and- filler frames. Because lexical phrases are ‘pre-assembled’ they are very useful for creating fluent communication. They also serve the purpose of organizing dialogue and writing. And in organizing dialogue and writing, they provide cues to the listener/reader about the flow of conversation.
Traduzione: pezzi di linguaggio composti da mote parole che possono occorrere in diversi modi, che siano frasi fisse oppure composte tra loro secondo schemi statisticamente prevedibili. Visto che le frasi lessicali sono pre-assemblate, sono molto utili per creare una comunicazione fluente. Aiutano ad organizzare i dialoghi e la scrittura per la loro efficienze e creare un flusso continuo di conversazione.
Multi-word expression (MWE) = A Multi-Word Expression (MWE), for our purposes, can be defined as a multiword unit that refers to a single concept, for example – kick the bucket, spill the beans, make a decision, etc.
An MWE typically has an idiosyncratic meaning that is more or different than the meaning of its component words. An MWE meaning is transparent, i.e. predictable, in as much as the component words in the expression relay the meaning portended by the speaker compositionally.
Le espressioni multiparole sono espressioni idiomatiche che nel loro complesso hanno un significato diverso dalle parole che lo compongono (per dare un esempio in italiano “il cuore oltre la siepe” non ha nulla a che vedere né con il cuore né con la siepe, ma è una espressione idiomatica che significa una altra cosa)
Per approfondire:
Come si imparano le lingue
Quando impariamo a parlare una lingua straniera, istintivamente seguiamo lo stesso schema: prima impariamo le parole, poi cominciamo ad associarle intuitivamente tra loro ripetendo le associazioni che sentiamo nell’ambiente attorno a noi. Le regole grammaticali diventano una cosa importante successivamente, perché ci permettono di dominare la combinazione tra parole e frasi.
Tuttavia, l’ordine dell’acquisizione è sempre il medesimo, prima impariamo la parola e gli “insiemi di parole” (chunk) assemblate secondo co-occorrenze fisse (collocazioni), successivamente perviene il pensiero analitico e quindi la grammatica che con le sue regole ci dà delle direzioni per scomporre e ricomporre i chunks.
Sicuramente questo schema ha una sua validità a livello didattico, se il nostro scopo è quello di mettere i nostri alunni in condizione di comprendere e parlare in tempi rapidi. Si tratta in fondo di osservare alcune regole di base, quali:
- contestualizzare sempre il lessico, dare sempre frasi per esemplificare le parole (quindi non insegnare “book” ma “read the book”). Questa frasi possono essere anche associate a momenti routinari e ripetuti nel corso dell’interazione e del rapporto con lo studente (frasi di “linguaggio prefabbricato” possono essere ad esempio utili da associare a momenti specifici della giornata quando si insegna negli asili, dove si fanno azioni e routines di cura tutti i giorni come pappa, nanna, saluto mattutino, commiato…)
- dare esercizi di consolidamento di tipo comunicativo, con azioni e role plays associati a frasi in modo da dare modelli di assemblaggio delle parole pratiche, basate sulla ripetizione di schemi e frasi modello piu’ che da astratte regole.
- dare esempi di collocazioni e aiutare i ragazzi a notarle quando le incontrano e impararle tramite uso. Le collocazioni non sono fisse, ovvero si tratta solo di co-occorrenze significativamente comuni, ma avere un repertorio di collocazioni aiuta molto sia nella comprensione che nella produzione (esempi di collocations: totally convinced,strong accent, sense of humour, sounds exciting….)
E voi, come insegnate ai bambini e ai vostri alunni a parlare? quali sono i dispositivi che applicate nella vostra classe per migliorare la fluency?
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