Il QCER, acronimo di “Quadro Comune Europeo di Riferimento “delle Lingue (in inglese si dice: “Common European Framework of Reference for Languages e si definisce usando l’acronimo “CEFR“) è un sistema descrittivo, che è nato in seno al Consiglio d’Europa al fine di fornire una denominazione comune , “uno “standard” per misurare in modo uniforme le abilità conseguite da chi studia una lingua straniera europea.
La sua comprensione è fondamentale nella formazione degli insegnanti di inglese
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Che cosa è il QCER? E’ obbligatorio?
La prima versione del QCER risale al 1996, la seconda (non sostanzialmente diversa) è del 2001. Esso è un ampio documento di carattere descrittivo, e non normativo, ovvero non è “obbligatorio”, bensì si presenta come uno strumento largamente impiegato, tanto nella valutazione (livelli delle certificazioni linguistiche) quanto nella redazione dei manuali di insegnamento, impostazione degli obiettivi didattici etc.
E’ bene puntualizzare che il QCER non è “un programma”, bensì uno strumento messo a disposizione della didattica, della programmazione e della valutazione linguistica.
QCER e competenza linguistica
Uno dei grandi meriti del QCER è stato quello di dare rilevanza al concetto di “competenza” .
Per competenza linguistica intendiamo un “saper fare”, ovvero una visione che trascende la “nozione” per abbracciare la capacità dell’individuo di utilizzare quanto sa, in modo adeguato al contesto e con creatività.
Dato il successo che hanno vissuto in questi anni le certificazioni linguistiche, catalogate secondo i “livelli” del QCER, si potrebbe pensare che il QCER nasca come strumento di valutazione. In realtà, non è cosi: le descrizioni teoriche previste dal QCER hanno effettivamente “preso vita” nel sistema di testing, ma l’invito è quello di guardare al framework europeo per ciò che voleva originariamente essere, ovvero uno strumento a disposizione dei docenti e delle scuole non solo e non tanto per “valutare” quanto per insegnare.
Contestuale agli scopi del QCER c’è una visione educativa, infatti, basata sul learning by doing e l’evoluzione armoniosa delle competenze, con particolare focus sulle competenze comunicative e l’approccio “vivo”, non astratto e nozionistico, delle lingue. Questo è ciò che dobbiamo intendere per “competenza”
Seguire il corso per l’insegnamento della lingua inglese ai bambini è stato per me preziosissimo in quanto mi ha offerto la possibilità di arricchire il mio bagaglio di conoscenze, ma soprattutto acquisire nuove e indispensabili competenze per lo svolgimento della mia professione.
Open Minds con la molteplicità dei materiali messi a disposizione, le strategie e le metodologie suggerite, nonché con la professionalità di tutta l’equipe garantisce un’opportunità di crescita incredibile! Finalmente un corso che va nel dettaglio delle pratiche didattiche, ben oltre la mera teoria. Un percorso fatto con estrema accuratezza!
Grazie di cuore per quanto ho potuto apprendere!
Valeria Bozza
QCER e livelli comuni di riferimento
Il successo del QCER ha comportato, nella visione comune, un certo “appiattimento” sul concetto di livello linguistico (che viene maccheronicamente inteso come: a che punto sei con l’inglese? quanto sei bravo in inglese?). In realtà, la nozione di livello è estremamente analitica, è deve essere individuata con la consapevolezza che vi sono diversi “descrittori” ovvero diverse indicazioni di competenza, assai stratificate e interpolate.
Facciamo un esempio, per risultare chiari: la competenza di ascolto (listening) si articola in : capacità di comprendere un nativo quando parla a velocità naturale/ capacità di comprendere un film in lingua originale o un telegiornale/capacità di seguire una conferenza su un tema professionale etc. A chi “bazzica” le lingue non sfugge che c’è una grande differenza tra il comprendere una persona che parla di un tema noto, ad esempio, o seguire una conferenza su tematiche non famigliari. Questo, per dire che quando si individua un “livello” di uno studente, non solo si deve avere ben presente che il livello del parlato può essere diverso dal livello dello scritto (se osserviamo un certificato Cambridge vediamo che le diverse abilità ricevono un punteggio separato) , ma che anche all’interno di una singola abilità si possono distingue svariati descrittori.
- Approfondimento: livello Pre A1
- Approfondimento: livello A1
- Approfondimento: livello A2
- Approfondimento: livello B1
- Approfondimento: livello B2
- Approfondimento: livello C1
- Approfondimento: livello C2
A livello didattico, inoltre , è bene avere sempre in mente che il livello linguistico e i suoi descrittori sono molto utili per individuare delle zone di sviluppo prossimale. In altre parole, se stiamo lavorando sullo “speaking”, possiamo usare la precisione dei descrittori per costruire una progressione di attività che amplino la competenza su cui stiamo lavorando, non solo in termine di “testi piu’ difficili” ma di ampliamento delle situazioni comunicative in cui il nostro studente si esercita (ad esempio, passare gradualmente da testi su un argomento noto a testi su argomenti meno famigliari).
Qui potete leggere gli indicatori in italiano
QCER e inglese
Il QCER è uno strumento tecnico che si applica alla glottodidattica, e che non contiene specifiche indicazioni su ognuna delle lingue. E’ in questo senso uno strumento abbastanza teorico, che deve essere incrociato ed integrato con riferimenti puntuali che esistono per le lingue.
Qui trovate la versione ufficiale del manuale dello standard per l’inglese
Particolarmente, per la lingua inglese si può trovare un valido aiuto nell’articolare concretamente ciò che si suppone che gli studenti “sappiano” presso The English Profile, che “traduce” le indicazioni del QCER in un repertorio ragionato di vocaboli/espressioni/idioms che possiamo aspettarci o insegnare ai vari livelli di competenza. Questo strumento di consultazione è molto importante, ed è bene sapere che è la base da cui si attinge sia per “tarare” i testi didattici che le certificazioni.
Esso contiene sia una sezione “vocabulary” che una sezione “grammar“. Si tratta, come potete vedere, di un “inventario” che non si limita a riportare i termini o le regole grammaticali, ma che specifica l’uso e le sfumature di significato che il parlante è in grado di esprimere dal livello A1 al livello C2 – e in questo senso va a gradare la competenza, nel senso più compiuto del termine.
Articolazione delle competenze linguistiche
Facciamo un inciso sulla competenza: negli esami viene individuato il livello di inglese con una “performance” tuttavia la competenza dovrebbe essere una capacità che si sviluppa e si manifesta in modo stabile.
Le competenze possono essere:
- competenze comunicative: interazione, comprensione e produzione. Le tre competenze sono suddivise in : scritte e orali.
- competenze formali: sono le competenze di carattere “metalinguistico”, ovvero di riflessione sulla lingua e conoscenza esplicita delle regole.
- competenza discorsiva: articola la capacità di produrre testi, e può essere valutata secondo l’accuratezza grammaticale e l’appropriatezza sociale.
Il QCER e le finalità didattiche
Il QCER è uno strumento che può risultare molto utile in relazione ai diversi contesti di insegnamento e le finalità connesse sia ai “bisogni educativi” degli alunni , sia agli scopi dell’istituzione. In altre parole, è evidente che un corso di inglese per adulti in una scuola di lingue ed un programma scolastico abbiamo finalità assai diverse, anche se il livello linguistico fosse identico.
Distinguiamo quindi:
- finalità funzionali, ovvero legate alle “funzioni linguistiche“, cioè alla capacità di interagire ed esprimersi per una certa finalità , in un dato ambiente e contesto. Per esempio, l’inglese “per fare shopping” , “per fare una richiesta” “per chiedere aiuto” . Questo è un approccio “Pratico” che è sempre più presente nel curriculo anche scolastico, grazie alla tecnica del role play, però è soprattutto rappresentato nella didattica delle istituzioni private, come “corsi di conversazione”.
- finalità strumentali: la lingua può diventare anche uno strumento educativo, ovvero l’insegnamento linguistico può diventare il veicolo per guidare lo studente ad assimilare ed esercitare competenze di tipo “sociale” o “metacognitivo” (imparare ad imparare). Questo set di finalità è profondamente integrato, ad esempio, alla metodologia CLIL.
Quante ore ci vogliono per raggiungere il livello linguistico….
Al netto del fatto che è ovviamente una notazione di tipo statistico, si è data una valutazione di massima sul “monte ore” necessario per raggiungere un dato livello linguistico stabilito dal QCER
Livello linguistico | Ore di lezione/studio |
---|---|
A1 | 90-100 |
A2 | 180-200 |
B1 | 350-400 |
B2 | 500-600 |
C1 | 700-800 |
C2 | 1000-1200 |
Questa indicazione di ore, valutata dal Cambridge, include sia il numero di ore di lezione vera e propria che le ore di studio.
Tipicamente, se analizziamo un manuale Cambridge di preparazione alle certificazioni, notiamo che sono costruiti per corsi di 30-50 ore, e quindi per ogni livello linguistico possiamo ipotizzare il 50% di lavoro in classe (lezione) e 50% di lavoro individuale, il quale a sua volta può essere suddiviso in studio formale ed esposizione informale alla lingua.
Quiz: certificazioni Cambridge e livelli QCER
QCER e imparare ad imparare
Questo ci porta all’ultimo argomento di questo articolo. Non è fisicamente possibile, nell’ambito di nessuna istituzione, che in classe si possa coprire il 100% delle azioni didattiche necessarie per avanzare nell’apprendimento ed acquisizione linguistica.
Si rende necessario che ogni insegnante sia consapevole della differenza tra apprendimento e acquisizione, che potremmo cosi sintetizzare:
- apprendimento : ciò che si può insegnare e imparare consapevolmente
- acquisizione: ciò che si assorbe senza averne consapevolezza
La lingua si impara e si apprende al medesimo tempo, nel senso che alcune cose devono essere necessariamente acquisite tramite esposizione a libri, dischi, tv…. mentre altre possono essere insegnate e studiate. Il numero di ore indicate nella tabella dovrebbe essere complessivo, tuttavia si deve essere consapevoli che questo numero è molto indicativo.
A seconda delle “finestre” di età, può rendersi necessario fare più ore di acquisizione /esposizione, infatti in certe età il cervello è veramente estremamente ricettivo, mentre in altre si rendono necessarie più ore e più mediazione.
Nell’ambito scolastico è una buona pratica, aumentare il numero di ore di esposizione e mediazione, grazie all’introduzione di momenti non tipicamente scolastici, ma routinari in inglese (canzone di benvenuto al mattino, canzone per il lavaggio mani/pranzo, visione di spezzoni di video in inglese nell’insegnamento di altre materie disciplinari etc).
Lo scopo del buon insegnamento linguistico è creare una infrastruttura di occasioni e strategie per aiutare i bambini ad imparare da soli.
Non basta esporli ma è necessario mettere in atto queste misure:
- strutturare il materiale in modo conseguente e logico (scaffolfing)
- motivare all’esposizione spontanea
- offrire occasioni di interazione/condivisione e feedback sul materiale in auto-esposizione
Fa parte del lavoro dell’insegnante, in altre parole, non solo creare le migliori condizioni di apprendimento in classe, ma anche dare spunti per l’autoapprendimento, interagendo con le famiglie e dando ai bambini materiali realmente fruibili. Bisogna inoltre prevedere una commistione di stimoli, per cui in classe ci siano stimolo e controllo dell’auto-esposizione tramite iniziative sociali (ad esempio, si possono implementare in collaborazione con le famiglie delle attività sociali: club del libro, cineforum, scambio di ricette etc)
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