Anche questa settimana sono contenta perché posso ospitare sul nostro sito dedicato ai corsi di inglese l’intervista ad una blogger che stimo tantissimo: Daniela di “Scuola in Soffitta“. Io leggo spesso gli articoli di Daniela, che spazia su tanti argomenti utili alle mamme, e tra l’altro ha spesso punti di vista e idee veramente centrati sull’inglese.
Ciao Daniela, tu da anni conduci un bellissimo Blog ( “La scuola in Soffitta”) e sei anche autrice di un libro “Mamma la scuola”: ci racconti di cosa si tratta e come è nato tutto ciò?
Tutto è nato nel 2010. Il mio primo figlio aveva sei anni. I primi giorni di scuola una delle sue maestre suggerì a noi genitori di cercare giochi da fare a casa per aiutare i bambini nello studio senza interferire con il metodo usato in classe.
Mi ricordo che ci aveva consigliato di cercare giochi matematici, giochi per scrivere su materiali diversi. Ho avuto tutti i vetri dell’auto pasticciati per mesi perché lei suggeriva ai bambini di scrivere solo con il dito.
Per me si è aperto un mondo nuovo. Ero stata una mamma che faceva i lavoretti, giocava con i figli, leggeva per loro. È stato bello essere coinvolta nell’apprendimento di mio figlio con un ruolo ben preciso: a me non spettava rispiegare la lezione, ma cambiare approccio per affrontare quell’argomento con un gioco.
Dai nostri primi esperimenti è nato il blog, come forma di diario per ripetere tutto con il secondo figlio.
In realtà il blog è diventato con il tempo il mio lavoro. Nel libro ho raccontato tutti i giochi che abbiamo fatto nei primi anni scuola e quelli che ho proposto al secondo figlio che era alla materna.
Sul tuo blog si parla di esperienze di apprendimento molto variegate, ma se si cerca il tag “inglese” si trovano i tanti articoli dedicati all’approfondimento della lingua. Quali sono secondo te le leve che funzionano meglio? Che consiglio daresti ad una mamma che desidera che i propri figli imparino l’inglese? Quali i materiali migliori?
Tengo molto all’apprendimento dell’inglese. Mi rendo conto che nell’ambiente lavorativo è sempre più indispensabile, ma non solo: prima di approdare al mondo del lavoro ci sono i viaggi all’estero, le conversazioni con persone straniere, le ricerche su Google, ma anche banalmente capire le istruzioni di un videogioco che non prevede la traduzione in italiano.
Gli insegnanti di inglese dei miei figli hanno sempre sostenuto che servisse molto esercizio oltre al programma che potevano offrire loro.
Il grosso ostacolo è il coinvolgimento: se un bambino vuole imparare l’inglese ci riesce, come impara ad andare sul waveboard senza cadere, che per me è ancora un mistero. Nel blog ho raccolto tutte le prove che ho fatto in piena ‘guerriglia’ educativa. C’erano giorni in cui nascondevo messaggi in inglese nella merenda o decidevo di rispondere in inglese per tutto il pomeriggio.
La leva giusta per me è la diversificazione e l’importanza che io riconosco alla conoscenza dell’inglese. Non riesco a trascinarli in un percorso di apprendimento che rischia di sembrare un compito in più. Posso invece mettermi io ad ascoltare la mia serie tv preferita in inglese mentre stiro.
Posso decidere di comprare libri in inglese con cd audio dedicati al loro cartone preferito. Posso insegnargli le parole di una canzone che mi piace, in inglese ovviamente.
Se sono la prima a muoversi, loro vengono dietro da soli e si fanno prendere per curiosità. Qualche giorno fa mio figlio più piccolo si è messo a cantare una canzone che sente da me ma che non gli ho mai insegnato. Se io non conoscessi l’inglese, potrei delegare ai cartoni animati: ce ne sono tanti in inglese di cui si capisce il significato molto facilmente. Il preferito da noi era Peppa Pig. I materiali che non possono mancare sono sicuramente dvd e cd con i libri letti da un madrelingua. Mi rendo conto che oltre la difficoltà di imparare un vocabolo nuovo è nulla rispetto a pronunciare i suoi all’inglese e non all’italiana.
Immagina di essere Ministro dell’Istruzione per un giorno, con ampissimi poteri. Che novità introdurresti nel mondo della scuola? E visto che siamo su un blog che parla di inglese, che novità introdurresti nell’insegnamento delle lingue?
Non mi piace criticare il sistema scolastico, perché so la fatica che fanno gli insegnanti ogni giorno. Posso solo riportare le riflessioni fatte nei vari consigli di classe in cui abbiamo messo sul tavolo le difficoltà che c’erano.
Insegnare una materia in inglese non mi sembra pienamente funzionale, perché compromette la conoscenza dei termini specifici in italiano e dell’esercizio a esporre facendo ragionamenti logici che spesso manca anche nella propria lingua. In questi anni mi sono interessata molto al metodo Montessori, la cui logica è: “Aiutami a fare da solo”. Se applicassimo questo principio all’apprendimento dell’inglese, potremmo allestire dei laboratori con stimoli diversi in cui i bambini si muovo incuriositi dal materiale e spinti dalla voglia di lavorare con uno strumento al posto di un altro.
Credo che l’unico modo per superare l’ostacolo della motivazione nell’apprendimento dell’inglese sia contrastarlo con la curiosità: dare tanti stimoli, tanti modi diversi di affrontare la lingua in base alla propria predisposizione. C’è chi ama cantare, chi lo detesta, ma forse è interessato ai libri o a un video in lingua originale.
Mi piacerebbe che fossero più facili da trovare i libri in inglese per ragazzi: ci sono editori italiani che pubblicano i classici in versione facilitata, ma per quanto belle sono sempre le stesse storie. Vorrei più scelta, o almeno la ritengo utile per permettere ai ragazzi di scegliere cosa leggere e vedere sempre più spesso le lingue attorno a loro.
Grazie Mille Daniela per queste riflessioni. Consiglio di dare una occhiata al blog e sfogliare il libro, dove ognuno può trovare idee adatte alla propria situazione, esposte in modo concreto. Una delle cose che mi ha sempre colpito è l’aria di divertimento che traspare dalle iniziative raccontate, che a mio avviso possono davvero supportare gli apprendimenti dei bambini (dell’inglese, ma non solo)
Buona Lettura!
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