A partire da settembre 2014 il CLIL è diventato ufficialmente obbligatorio nella Scuola Secondaria di Secondo grado (dai Licei agli Istituti Professionali, senza eccezioni).
La metodologia CLIL è gradualmente inserita a ordinamentale nella Scuola Secondaria di Secondo grado (DD.PP.RR. n.87, 88, 89 del 2010 attuativi della Riforma Gelmini rispettivamente per gli Istituti Professionali, Istituti Tecnici ed i Licei; per gli Istituti Professionali e Tecnici).
Ciò riflette la direzione che la scuola europea ha intrapreso con il Trattato di Lisbona del 1997, nel quale vengono delineate le competenze e si comprende che la scuola viaggia verso un’obiettivo di competenza simulanea nella propria lingua madre e nella lingua straniera, ovvero verso una didattica bilingue.
Le norme inserite nei Regolamenti di riordino delle Scuole Secondarie di II Grado (DPR 88 e 89/2010) prevedono l’obbligo, nel quinto anno, di insegnare una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera secondo la metodologia CLIL.
Nei licei, la disciplina non linguistica deve rientrare nell’area degli insegnamenti obbligatori, per gli istituti tecnici la disciplina non linguistica deve essere compresa nell’area di indirizzo del quinto anno, e deve essere insegnata obbligatoriamente in lingua inglese. La sperimentazione (nota 4969 del 2014 del Miur) prevede l’introduzione dell’insegnamento in lingua straniera, per il 50% delle ore curriculari di una di una disciplina non linguistica (DNL).
Il docente incaricato dell’insegnamento, per accedere alla formazione specifica per la metodologia CLIL, deve dimostrare un livello sufficiente di competenza linguistica ( C1). Poiché sono ancora in corso le attività di formazione dei docenti, le Scuole possono avvalersi anche di personale docente in possesso di una competenza linguistica di Livello B2 del QCER, oppure avvalersi della collaborazione di conversatori e/o insegnanti madrelingua .
Preparare gli studenti a questa nuova esperienza di insegnamento in lingua veicolare tramite progetti (sia pure di durata e impatto limitato:) già nella scuola secondaria di primo grado è quindi oltre modo prezioso: non solo nella prospettiva a lungo termine (sviluppo della competenza linguistica, oggigiorno ritenuta indispensabile nel mondo del lavoro), ma anche in quella a breve termine (competenze immediatamente spendibili nella scuola superiore).
I progetti CLIL creano motivazione ed entusiasmo nei ragazzi (si vedano i monitoraggi sulla soddisfazione condotti nelle scuole che hanno aderito ai progetti) e ponendo le basi per la maturazione di importanti competenze trasversali.
Un progetto CLIL pone all’avanguardia l’istituto in grado di formulare questa offerta per la propria utenza, provocando un aumento delle iscrizioni e migliorando il prestigio dell’istituto.
CLIL SCUOLA SECONDARIA
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Il CLIL: un modo nuovo di “fare scuola”
Il CLIL, pone una nuova sfida agli insegnanti: ripensare l’attività didattica in funzione dell’integrazione tra la lingua straniera ed il contenuto.
L’integrazione tra disciplina e contenuto apre la porta ad una vera e propria didattica bilingue, che è l’orizzonte verso il quale procede la scuola Europea.
Tra gli obiettivi del Trattato di Lisbona, c’è parimenti lo sviluppo della madrelingua e quello della lingua straniera: perchè sia possibile nel tempo classe implementare la competenza linguistica in modo adeguato risulta indispensabile utilizzare anche alcune ore di diverse discipline per studiare la lingua straniera.
Grazie ai progetti CLIL è possibile pensare ad una nuova didattica, riformulando gli obiettivi linguistici e disciplinari, le pratiche della conduzione della classe, l’utilizzo di nuove tecnologie.
Infatti, grazie alle LIM che permettono di proiettare filmati e fare giochi interattivi, grazie all’accoglimento dei dettami del cooperative learning che permettono di includere tutti gli studenti in un’ottica fattiva e concreta è possibile insegnare efficacemente i contenuti, anche lavorando in lingua.
Ho frequentato un corso domiciliare per adulti, alcuni corsi di aggiornamento per insegnanti e la mia classe ha partecipato a un percorso CLIL. In tutte le esperienze fatte i riscontri furono assai positivi in termini di competenze raggiunte e di entusiasmo. Le loro carte vincenti sono l’attenzione e la continua ricerca di nuove strategie per venire incontro alle difficoltà e fatiche di coloro che si apprestano ad imparare la lingua inglese. Secondariamente, l’attenzione alla relazione e non solo alla conquista delle competenze. I docenti madrelingua e i formatori sanno coinvolgere e creare buone relazioni umane. Grazie!
Marco Marzano
CLIL e Insegnamento Comunicativo della lingua
Soprattutto nella scuola secondaria di primo grado (scuola media), sono evidenti le connessioni tra CLIL e insegnamento comunicativo.
Il CLIL, in altre parole, dovrebbe essere proposto ai ragazzi della scuola secondaria sotto forma di esperienza/progetto divertente e stimolante con queste modalità:.
• L’insegnamento disciplinare, anziché essere proposto da un libro di testo, può essere veicolato da slides con un ampio ricorso a immagini, diagrammi e mappe mentali
• La terminologia inglese connessa all’insegnamento disciplinare può essere esercitata utilizzando flash cards e board-games
• L’età dei ragazzi rende possibili semplici “progetti” gestiti in autonomia, pure sotto la guida dell’insegnante
Enfasi sulla produzione linguistica: CLIL e Task Based methodology
E’ necessario impostare con grande attenzione la suddivisione di una lezione CLIL, prevedendo non solo momenti di lezione frontale ma anche momenti nei quali i ragazzi possano usare la lingua (non solo rispondendo a domande dell’insegnante, ma assumendo un ruolo pro-attivo).
Applicare una corretta scansione della lezione crea occasioni nelle quali i discenti possano manipolare dei concetti formulando e rispondendo a domande, cercando informazioni, deducendo dal testo e facendo ricerca.
Ed il tutto viene fatto in inglese!
Per giungere a questo obiettivo, le attività tipiche della tradizionale lezione di lingua possono non essere sufficienti: il contenuto non linguistico è un fortissimo stimolo. Il docente CLIL dovrebbe proporre ai discenti quello che comunemente si definisce un “TASK”, ovvero un “compito” che richiede allo studente di operare a molteplici livelli, sia linguistici (orale e scritto) che cognitivi.
La “task-based methodology “è la risposta alla necessità di proporre ai ragazzi compiti che li motivino a ragionare, piè che a ripetere concetti presentati dagli insegnanti.
dal punto di vista linguistico questo lavoro, normalmente effettuato in gruppi (e non individualmente) crea occasioni di dialogo e quindi va a rinforzare le competenze orali dei ragazzi.
L’uso autentico della lingua (non fittizio, basato su simulazioni finalizzate solo all’esercizio delle funzioni comunicative) è garantito dal contenuto non-linguistico dell’attività, e da un’ottica di PROBLEM SOLVING.
In altre parole, il task non dovrebbe mai essere una richiesta di riportare un contenuto imparato (dal manuale o dalla docente), bensì una sfida, in termini di attività aperta, che richiede che sia lo studente a trovare soluzioni. L’aspetto linguistico è solo uno delle componenti di questa attività
METODOLOGIA CLIL
Gli studi sul CLIL partono proprio dalla constatazione che la semplice “immersione linguistica”, non è efficace: al contrario, è efficacela full immersion che preveda l’applicazione delle tecniche comunicative e di accorgimenti metodologici strutturati che mettono gli studenti in condizione di ricevere ed elaborare le informazioni senza tradurle.
C’è uno studio accurato dietro ogni parola negli interventi di CLIL: per evitare l’approccio traduttivo, l’insegnante deve avere in mente una mappa precisa dei saperi degli alunni e deve offrire loro supporti multimediali tali da rendere comprensibili gli input dati in modo associativo ed intuitivo (nel CLIL si fa ampio ricorso ai supporti visivi, in particolare Mind Maps e Video).
Rendere l’input comprensibile, infatti, previene il problema dea dispersione, evidenziato dall’insigne linguista Krashen (1987), che sottolinea che in una lezione di L2 l’insegnante debba massimizzare (grazie ad una serie di accorgimenti gestuali, iconici etc) la quantità di input comprensibili
Krashen, infatti, stabilisce il legame inscindibile tra input comprensibile e acquisizione della L2: per potere comprendere ed imparare, lo studente deve potere fare una connessione tra la nuova parola/funzione comunicativa e il concetto ad esso connesso (in altre parole: capire dal contesto a nuova parola/frase).
Questa connessione può anche essere inconscia, ma non è automatica o casuale: perché avvenga, l’insegnante deve avere cura di calibrare la difficoltà delle informazioni e avere la cura di presentarle con strategie comunicative adeguate (eloquio lento, body language e gestualità, ripetizione, supporti multisensoriali)
Solo se lo studente riesce a percepire con la necessaria finezza, anche grammaticale, gli input dati, può arrivare a produrre in L2 con l’accuratezza che è lecito ed auspicabile aspettarsi in una scuola secondaria di secondo grado (il livello ottimale da cui fare partire il CLIL è il B1).
Metodo: innovativo: Reseach based learning
La lezione frontale tipicamente determina uno scarso “spazio” nel quale lo studente si possa esercitare.
Le modalità del CLIL pertanto esulano dalla lezione frontale e tipicamente sono:
• Lezione partecipata: l’insegnante interagisce con i ragazzi individualmente (presentazioni, dimostrazioni individuali)
• Attività di coppia: l’insegnante dà attività da svolgersi in coppia, il dialogo è tra i due studenti
• Attività in gruppo: l’insegnante dà attività da svolgersi in gruppo (anche progetti): gli studenti devono interagire tra di loro per portare avanti il compito assegnato, prendendo decisioni, ricercando materiali ed assemblandoli ecc
Naturalmente, in tutte queste attività, ci sono momenti in cui i ragazzi sono solo ascoltatori: durante una dimostrazione singola, i compagni sono passivi; nelle attività di coppia o di gruppo, un partecipante può primeggiare e un altro restare in silenzio.
Nell’impostare una corretta didattica CLIL,è necessario prevedere degli spazi ampi per l’uso orale della lingua da parte dei ragazzi (non solo rispondendo a domande dell’insegnante, ma assumendo un ruolo pro-attivo), creando occasioni nelle quali i discenti possano manipolare dei concetti (attraverso la lingua) per farli propri e per acquisire le competenze, rispetto al contenuto, previste dagli obiettivi per l’anno in questione.
Le competenze acquisite con il CLIL riguarderanno la capacità dello studente di applicare le conoscenze, di trasformare informazioni da una forma all’altra, di interpretare e valutare problemi o questioni utilizzando il contenuto; riguarderà la capacità dello studente di ‘pensare’ e di lavorare con il contenuto presentatogli.
Il docente CLIL dovrebbe proporre ai discenti quello che comunemente si definisce un “TASK”, ovvero un compito di natura globale, che richiede allo studente di operare a molteplici livelli, sia linguistici (orale e scritto) che cognitivi, simultaneamente.
Il fine della lezione non è solo quello di imparare i contenuti proposti, ma imparare un metodo di ricerca e sviluppare le doti di problem solving e organizzazione necessarie per portare a termine il compito proposto.
Conclusioni
Dal punto di vista della glottodidattica, la grande forza del CLIL è quello di applicare a scuola la filosofia dell”imparare facendo”, ovvero di dare agli allievi la possibilità di apprendere in modo pratico e concreto la lingua.
Con il CLIL, i ragazzi hanno finalmente l’opportunità di veder l’inglese per ciò che è: uno strumento per comunicare, informarsi, esprimere e apprendere contenuti reali. Da ciò dovrebbe scaturire una maggiore MOTIVAZIONE, ovvero secondo la glottodidattica umanistico-affettiva, il primo motore dell’apprendimento (linguistico e non).
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giulio orasi says
Salve, vorrei sapere se è possibile frequentare un corso CLIL e in contemporanea essere iscritti ad un Master universitario di I livello. Grazie
Claudia Adamo says
certo, non esistono problemi di compatibilità