Il numero di ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) nelle classi della scuola italiana è ormai molto alto.
Per far fronte alle necessità di questi studenti, le insegnanti e gli insegnanti dei diversi gradi di scuola si stanno cercando di informare per riuscire a ideare e portare a termine lezioni sempre più inclusive ed efficaci per ogni singolo alunno.
Mentre una formula magica per l’insegnamento in classi a diverse abilità non esiste, siamo stati in grado di raccogliere i più diffusi luoghi comuni relativi alla dislessia e all’apprendimento della lingua seconda. Vediamo quindi quali sono i miti da sfatare e quali quelli da confermare, cercando di concentrarci su quali delle informazioni ci potranno essere più utili nella classe di inglese per raggiungere il maggior numero dii studenti.
Prima di iniziare la lettura vi invitiamo a mettervi alla prova, rispondendo al questionario che trovate a questo link
Come avrete notato le domande sono provocatorie.
Rispondete senza pensarci troppo, facendo riferimento a quella che è la vostra idea di DSA in generale. Le risposte che troverete citate in seguito nell’articolo sono date da alcune insegnanti che hanno scelto di seguire il corso di formazione da noi proposto riguardo all’insegnare inglese come L2 a studenti con DSA.
Tenete a mente che, in questa sede, parleremo di DSA lasciando un po’ in disparte la discalculia, che in sede di lezione di lingua inglese come L2 rimane comunque meno toccata. Mi raccomando! Compilate il questionario prima di avere letto questo articolo!
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Prima domanda: i DSA hanno problemi con il testo scritto?
le risposte ad oggi pervenute sono cosi suddivise
Vero (68%) | Falso 19% |
Ebbene sì, come ormai quasi tutti sanno, i maggiori problemi che hanno gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento sono legati alla decodifica del testo scritto e all’incameramento in memoria delle informazioni appena lette.
Se ci riflettiamo, vediamo bene che questi due fattori sono strettamente legati tra loro!
Pensate a quando leggete ad alta voce un testo in una lingua che state imparando o in cui vi sentite insicuri, tutta la vostra concentrazione andrà nel macchinoso processo di trasformare le lettere stampate in suoni, mentre perderete il filo sul senso di quello che state leggendo. La stessa cosa succede ai nostri studenti con DSA quando leggono un testo nella loro lingua madre, l’attenzione dovuta all’azione della decodifica è altissima e si perde il senso di ciò che si sta leggendo. Ma perché la decodifica è così difficile per loro?
Ecco, se ancora tanto c’è da studiare sulla natura della dislessia, la cosa su cui tutte le indagini concordano è che sia caratterizzata da una difficoltà più o meno pronunciata nei compiti di consapevolezza fonologica, ossia, in parole povere, l’abilità di mettere in correlazione il suono alla lettera (o meglio il fonema al grafema) e di manipolare i suoni della lingua.
Seconda domanda: tutte le persone con DSA hanno problemi simili?
le risposte ad oggi pervenute sono cosi suddivise
vero (10%) | falso (90%) |
Eccoci alla prima domanda un po’ antipatica.
Ovviamente qui dipende tutto da cosa si intende con l’espressione ‘problemi simili’. È vero che, come abbiamo detto nella risposta numero 1, i disturbi specifici dell’apprendimento si basano su una povera consapevolezza fonologica e una scarsa memoria a breve termine ma le ragioni che rendono errata questa domanda sono almeno 3:
- Innanzitutto quando parliamo di disturbi specifici dell’apprendimento parliamo di 4 disturbi distinti: Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia. Anche se spesso si presentano in comorbidità, ognuno di questi disturbi ha le sue caratteristiche specifiche e implica difficoltà di diversa natura. La dislessia e la disortografia sono di disturbi fonologici, il primo dei quali (la dislessia) si manifesta per lo più in lettura mentre il secondo (la disortografia) in scrittura. Questo significa che mentre uno studente con dislessia avrà problemi più pronunciati nella decodifica da grafema a fonema, uno studente disortografico avrà problemi più evidenti nell’azione opposta, nel trasformare cioè il suono in un segno grafico, inciampando in diversi errori ortografici. La disgrafia è un disturbo di tipo motorio e riguarda di solito gli aspetti grafici della scrittura (dimensione delle lettere, disposizione sul foglio, organizzazione del testo sul foglio,..). In ultimo la discalculia è un disturbo nelle capacità di numero e di calcolo. Ovviamente, dipendentemente dal disturbo specifico, gli studenti mostreranno difficoltà diverse tra loro.
- In secondo luogo, quando si parla di disturbi specifici dell’apprendimento non si parla di una caratteristica che si può avere o non avere in egual misura ma si parla di una distribuzione su uno spettro che vede e identifica vari livelli di intensità del disturbo. In parole povere, non c’è nessun tipo di ferma identità tra chi ha un disturbo specifico dell’apprendimento perché ognuno presenterà un intensità diversa e delle diverse ripercussioni causate dal proprio grado di difficoltà.
- Ultimo ma non per importanza, così come ogni persona è diversa e singolare, così anche ogni studente con DSA ha le sue particolarità e peculiarità dipendenti dalla propria personalità, dal proprio carattere, dal proprio background… Non esiste uno studente uguale all’altro!
Terza domanda: I DSA non possono apprendere lingue straniere?
le risposte sono ad oggi cosi suddivise
vero (3%) | falso (97%) |
Eccoci giunti al nostro campo di interesse, i DSA e le lingue straniere.
Sebbene sia ovvio dopo tutto quello che abbiamo detto fino a ora che imparare un sistema fonologico (grafema/fonema) diverso da quello della lingua madre (in cui, per altro, si è immersi e ci si convive tutti i giorni) sia un compito più difficile per chi ha un DSA rispetto a chi non è affetto da questo disturbo, i DSA sono in grado di imparare le lingue straniere.
Ovviamente, di questo parliamo molto nei nostri corsi di formazione, come insegnanti dovremo trovare il modo di veicolare le informazioni e di fare far pratica con la lingua in modi diversi da quelli tradizionali, cercando cioè di distaccarci dalla scrittura e veicolare le informazioni attraverso altri canali sensoriali. Se questa operazione è già difficile nelle materie di studio come scienze, geografia e storia, insegnare un sistema linguistico cercando di appoggiarci il meno possibile sul segno grafico è una sfida molto stimolante (e diciamocelo.. non semplice!).
Ricordiamoci però che nell’insegnamento possiamo fare leva su diversi canali sensoriali, come quelli descritti dal modello VAK – Visual (visivo), Auditory (uditivo), Kinesthetic (Cinestetico).
Ogni studente ha il suo canale di apprendimento prediletto e noi insegnanti dobbiamo essere in grado di fornire attività ed esercizi che vanno incontro a tutti e tre gli stili di apprendimento, solo in questo modo riusciremo a includere tutti i nostri studenti nella lezione.
I ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento prediligono, di solito, il canale cinestetico, uditivo e visivo spaziale, che riguarda cioè l’utilizzo di immagini e disegni (diverso dal visivo grafico che è quello legato alla scrittura).
Proprio il fatto che ragazzi con DSA abbiano identificato il canale visivo spaziale come uno dei propri canali di apprendimento preferiti mi permette un appunto: la dislessia non è un disturbo della vista, non serve perciò procurare ai ragazzi fotocopie ingrandite su fogli A5. Spesso queste fotocopie, anzi, fanno sentire lo studente in imbarazzo e inibiscono la sua capacità di apprendimento.
Facciamo piuttosto attenzione a usare carta con colore opaco, caratteri senza grazie e un interlinea di almeno 1,5 per favorire la concentrazione sulle singole parole e evitare sovraffollamento sul foglio.
Quarta domanda: La dislessia è genetica?
Le risposte fino ad ora raccolte su questo argomento sono
vero 93% | falso 7% |
L’Associazione italiana Dislessia (AID) definisce la dislessia come un disturbo del neuro sviluppo. Con ciò si intende che il bambino che presenta questo tipo di difficoltà ha avuto uno sviluppo atipico, diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei ma non per questo problematico nel senso stretto del termine o carente.
La dislessia è ritenuta avere una forte componente ereditaria, proprio perché è un’atipicità non dovuta a fattori ambientali ma innata nel bambino. Le teorie sull’ereditarietà della dislessia non sono però state ancora del tutto accertate, come ancora diverse sono le opinioni sulla possibile esistenza di un particolare gene da cui dovrebbe dipendere lo scaturire di questo disturbo.
In generale, però, ad oggi è difficile avere un riscontro empirico dell’ereditarietà del deficit dato che la generazione precedente a quella dei nostri studenti non ha avuto accesso, in età scolare, a controlli e certificazioni.
Sicuramente con l’andare del tempo i riscontri non saranno solo di tipo scientifico ma saremo in grado di verificare con i nostri studenti e le loro famiglie una possibile linea famigliare su cui si sussegue il disturbo.
Quinta domanda: La dislessia è curabile?
vero: 10% | falso: 90% |
Che sia genetica, ereditaria e/o neurobiologica, sicuramente la dislessia non è una condizione da cui si ha la necessità di ‘guarire’ in senso stretto. Gli studenti dislessici sono tutt’atro che malati!
Hanno solo un pensiero che si articola in maniera diversa, spesso per immagini piuttosto che per parole, e se impariamo con loro a lavorare nel modo giusto, possono raggiungere obiettivi che non ci aspetteremmo neanche dagli studenti più brillanti! (n.d.r. Ovviamente in questa sede e in sede scolastica, è da specificare, si è soliti riferirsi con il termine ‘dislessia’ al disturbo che in letteratura viene identificato come ‘dislessia evolutiva’ e non alla ‘dislessia acquisita’, che si può manifestare in seguito, per esempio, a un danno cerebrale).
Nel caso della dislessia evolutiva, più che lo studente bisognerà imparare a curare il nostro metodo di insegnamento, rendendolo più dinamico e multisensoriale. Togliamoci dalla testa però di potere fare ‘passare’ o ‘venire’ la dislessia a qualcuno, termini che ancora oggi purtroppo si sentono….
Sesta domanda: Tutte le lingue straniere sono ugualmente difficili per i DSA?
vero:15% falso: 85%
Abbiamo già detto che gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento possono imparare le lingue straniere, se il metodo di insegnamento terrà conto delle loro necessità e si saprà modificare seguendo i bisogni del gruppo classe.
C’è da dire però che non tutte le lingue straniere sono ugualmente difficili per i DSA. Partiamo dall’inizio: l’ortografia delle lingue alfabetiche si distingue tra opaca e trasparente.
Tanto più la corrispondenza tra grafemi e fonemi di una lingua è univoca (anzi biunivoca) tanto più trasparente sarà ritenuto il codice. Al contrario, tanto più irregolare sarà la corrispondenza tra grafemi e fonemi tanto più opaco sarà ritenuto il codice. In soldoni: le lingue che ‘si leggono come si scrivono’ sono trasparenti mentre quelle che ‘non si leggono come si scrivono’ sono opache. L’italiano, che ha solo due ambiguità fonetiche (‘c’ e ‘g’, che possono essere dolci e dure), viene considerata una lingua trasparente mentre l’inglese, con tutte le sue irregolarità e corrispondenze multiple è considerato altamente opaco. In inglese, per esempio, non solo a un solo suono (fonema) possono corrispondere diverse lettere (grafemi) (pensiamo per esempio alla vocale lunga ‘a’ che può essere scritta, tra gli altri modi -a, -ay,-ai), ma anche un solo segno grafico può essere letto in diversi modi e con diversi esiti fonetici (provate a leggere la parola GHOTI, se leggiamo ‘gh’ come in ‘enough’, ‘o’ come nel plurale di donne ‘women’ e ‘ti’ come in ‘nation’ avremo l’esito fonetico possibile di FISH!).
Se siete confusi e confuse voi, pensate a quanto lo può essere un ragazzo con un DSA, che già in lingua madre presenta una difficoltà nel trasformare le lettere in suoni, che si trova davanti una lingua come l’inglese!
Ovviamente, ad oggi, anche se sarebbe probabilmente meno complicato per gli studenti con DSA imparare una seconda lingua di tipo trasparente (come lo spagnolo o in generale le lingue neolatine), non si può evitare di imparare l’inglese, e come se non bastasse si tende a iniziare il prima possibile.
Non disperiamo però, come abbiamo detto una metodologia diversa può aiutarci anche in questo senso. In particolare vi consiglio di informarvi sugli svariati metodi phonics che sono già presenti sul mercato, sono ancora tutti ideati per inglesi madrelingua ma con una buona dose di pazienza possono essere integrati e possono aiutare moltissimo i nostri studenti in difficoltà.
I DSA possono avere problemi psicologici legati al loro disturbo?
vero 96% | falso 4% |
Alcune delle comorbidità più ingombranti degli studenti con DSA sono proprio i disturbi psicologici.
Ripetuti fallimenti scolastici e una ripetuta esperienza di insoddisfazione possono portare a diverse problematiche psicologiche cha vanno ad appesantire e rendere ancora più oneroso il loro percorso scolastico.
Alcuni disturbi studiati fino ad oggi sono: psicopatologie dell’umore, ansia, tratti ansioso-fobici, demoralizzazione, disistima di sé, ‘learned helplessness’, disagio psicoaffettivo, somatizzazioni, inibizione, difficoltà relazionali, tratti aggressivi, isolamento sociale, oppositività..
È chiaro che un insegnamento rivolto anche a questi ragazzi che dia modo di sperimentare successi e soddisfazioni all’interno del percorso scolastico può andare a lavorare proprio su questi fattori psicologici restituendo la dovuta leggerezza e spensieratezza agli anni della scuola e costruendo un ambiente didattico sereno in cui è possibile imparare.
Due cose sono infine da puntualizzare:
- Secondo i più grandi glottodidatti del 900, non può esistere acquisizione in un ambiente didattico che non sia sereno e positivo. La teoria del filtro affettivo elaborata da Krashen sottolinea proprio come lo scatenarsi dell’ormone dell’endorfina all’interno del nostro corpo provoca all’abbassamento di quello che lui chiama, appunto, ‘filtro affettivo’ e facilita l’immagazzinamento delle informazioni nella memoria a lungo termine.
- Il disinteressamento scolastico verso gli studenti con DSA e la mancata messa in atto di metodologie appropriate ha portato negli anni a molteplici drop out – abbandono della scuola- da parte di studenti con DSA. In una conosciuta TED talk, Dean Bragonier, dice che nonostante la dislessia sia conosciuta come la ‘malattia dell’ MIT’ famosissima università americana, nota per la genialità dei suoi studenti, il 70 per cento dei detenuti negli Stati Uniti sono dislessici. Questo ultimo dato è strettamente collegato all’imponente numero di ragazzi dislessici che decidono di lasciare la scuola e si trovano a dover costruirsi un percorso alternativo, dove la tentazione della strada ‘facile’ è molto alta. Pensate a quanti geni, conclude Bragonier, sono dietro le sbarre a causa di un sistema che non è stato in grado di lavorare con le loro potenzialità!
I bambini con un background famigliare difficile hanno piu problemi di apprendimento?
vero 33% | falso 75% |
Eccoci arrivati all’ultima domanda, probabilmente la più cattivella.
Come abbiamo detto in precedenza, la dislessia evolutiva non è un disturbo acquisito ma è una condizione atipica presente negli studenti fin dalla nascita. Ovviamente, questo esclude che qualsiasi fattore esterno possa agire sullo sviluppo del disturbo, sia in positivo che in negativo. È pur vero però che talune condizioni possono produrre difficoltà che assomigliano alle difficoltà dei ragazzi con DSA.
Questo significa che uno studente con problemi a casa, che magari ha poco tempo da dedicare allo studio, nessuno che lo aiuta e lo motiva e che mostra scarso interesse a scuola potrebbe presentare difficoltà simili a quelle presentate da ragazzi con DSA (anche se dovute a motivi diversissimi).
Allo stesso modo, chi è altamente motivato e incentivato a dedicarsi alle materie di studio ed è seguito in modo efficace, anche se dislessico, potrebbe compensare e avere performance migliori della media degli studenti con questo tipo di deficit. Eccoci arrivati alla fine della nostra lista! Spero di avere chiarito questi punti che sono ancora spesso un po’ controversi!
Come insegnare inglese agli alunni con DSA
Non si dirà mai troppo spesso che i DSA non hanno problematiche a livello di intelligenza, tuttavia hanno altre funzioni compromesse, tra cui l’automatizzazione dei compiti, la memoria e spesso queste difficoltà specifiche sono complicate da problematiche a livello emotivo.Molti ragazzi sono contemporaneamente impulsivi, insicuri, facilmente frustrati dall’errore e quindi scarsamente in grado di correggersi, nel tempo.
E’ necessario instillare gradualmente sicurezza in se stessi per aiutarli a migliorare le proprie prestazioni. Il primo passo è strutturare lezioni e verifiche più adatte alle loro esigenze, ovvero che rispettino i bisogni derivanti dalle compromissioni di apprendimento.
Perché sia chiaro cosa comportano questi disturbi, volevo solo spendere due parole di spiegazione:
- se è compromessa l’automatizzazione dei compiti, una serie di funzioni che normalmente noi svolgiamo in modo automatico devono essere “curate” consapevolmente, con uno dispendio di energia molto maggiore. Ciò spiega sia la abbondanza di errori (le operazioni consapevoli spesso hanno piu errori delle funzioni automatizzate), sia la stanchezza, che sopraggiunge prima nei soggetti con DSA, con la conseguenza necessità di fare pause frequenti.
- Non pochi dei soggetti con DSA hanno problematiche connesse alla sensorialità. Molti di loro sono disturbati dagli ambienti rumorosi e caotici, perchè seguono tutti gli stimoli, incapaci di isolarli dall’informazione rilevante. La sovrabbondanza di rumore e confusione per alcuni arriva ad essere fastidiosa e dolorosa. E’ quindi importante curare bene il setting scolastico. Bastano accorgimenti come le palline da tennis infilate nelle gambe di tavoli e sedi per diminuire molto i fastidiosi rumori provocati dai movimenti dei bambini. Si deve inoltre curare l’illuminazione, facendo in modo che nessuno abbia il sole in faccia e che le luci siano adeguate e non sfarfallino. E’ bene prestare attenzione al fatto che tutti gli studenti possano vedere la lavagna senza essere costretti a posizioni assurde o scomode. Pregate i bambini di rispettare il silenzio e la buona educazione, sensibilizzandoli al fatto che ci sono bambini che effettivamente soffrono molto il rumore. Ovviamente, in ottemperanza a questo principio,anche le insegnanti dovrebbero trovare una maniera alternativa alle grida per ottenere l’attenzione in classe.
Accorgimenti per programmare la lezione per DSA
- Nel programmare la lezione, pensate alla successione di attività con un buon ritmo. Non si può pretendere che bambini della scuola primaria prestino attenzione per 40 minuti consecutivi. Considerate anche le materie e insegnamenti che hanno avuto prima e che avranno dopo, nella consapevolezza della curva di attenzione. L’aspetto positivo è che bastano 5 minuti di distrazione per recuperare attenzione per la prossima attività impegnativa.
- Se è compromessa la memoria di lavoro, il soggetto ha una minore efficienza nell’imparare cose nuove, specie se spiegate in modo verbale e sequenziale. Per memorizzare nuove nozioni, infetti, è necessario che siano in qualche modo connesse a operazioni o nozioni già presenti, ovvero sono necessarie delle operazioni associative o deduttive che coinvolgono la nostra memoria. Una memoria di lavoro inefficiente non dà allo studente il tempo necessario per fare questo lavoro di comprensione e immagazzinamento: ha bisogno di più tempo e più attenzione consapevole perché ciò possa essere fatto durante una normale spiegazione. E’ quindi necessario che i concetti siano presentati gradualmente e sia dato modo di lavorarci sopra, uno alla volta. Solo così è possibile compiere quelle operazioni che permettono all’apprendimento di essere efficiente. Grandi moli di informazioni presentate in modo consecutivo, senza le pause di riflessione per elaborarle, semplicemente “scivolano”.
Check list per insegnare inglese ai dislessici
Alla luce di queste consapevolezze, abbiamo preparato una sorta di lista, che può essere anche vista come una check list di accorgimenti utili quando preparate le lezioni:
- Se state preparando del materiale didattico, usare materiali con immagini/foto che supportino il testo e siano coerenti con il messaggio e aiutino a ricordare l’informazione. Se la foto è arbitraria, rischia di creare solo distrazione e confusione.
- Se state scrivendo, utilizzare box o cornici per enfatizzare e focalizzare l’attenzione sulle informazioni importanti. Tuttavia, attenzione a mantenere la pagina ordinata e pulita.
- Usare font ad alta leggibilità e una dimensione tra 13 e 16. Privilegiate interlinea 1,5 o 2 . Il testo deve essere allineato a sinistra. Attenzione con i colori, non esagerate. Se volete dare un colore ai titoli per staccarli dal testo è una buona idea, e i colori da privilegiare sono il blu o il verde.
- Alcuni studenti con ipersensibilità visiva sono disturbati dalla carta bianca, se possibile stampate su fogli di carta riciclata (sono meno bianchi e meno lucidi, quindi non riflettono fastidiosamente le luce)
- Spezzettate il testo in paragrafi. Paragrafi, elenchi puntati, titoletti…sono tutti ottimi amici della concentrazione e della comprensione del testo.
- Privilegiare materiali audiovisivi e multisensoriali , non limitatevi al testo scritto ma verificate se potete fornire una trascrizione audio o un video che sintetizzi il materiale spiegato. Tenente conto che leggere mentre si ascolta la lettura è ottimo per migliorare la comprensione del testo e la ritenzione delle informazioni. Se avete la LIM, usatela.
- Ci sono delle attività che mettono in inutile difficoltà gli studenti con DSA: per esempio una operazione che appare semplice come copiare dalla lavagna è una sfida per chi ha difficoltà visive o attentive
- Formulare consegne in modo semplice e diretto e fornire sempre almeno un esempio. Prima di lasciare il compito verificare che la consegna sia compresa. Se state dando la consegna in inglese, è estremamente importante lavorare con i bambini sulle parole chiave “write”, “read” “circle” “match”…
- Privilegiare il discorso diretto, evitare abbreviazioni, siate chiari
- Privilegiare attività cooperative, fate lavorare i ragazzi anche in gruppo su attività di ricerca, rielaborazione, presentazione di informazioni
- Può essere buona pratica fotografare la lavagna/registrare le lezioni se sapete che alcuni studenti sono in difficoltà e tendono a perdere il filo
- Calendarizzare e condividere l’assegnazione dei compiti con docenti al fine evitare il sovraccarico di compiti e verifiche
Come insegnare inglese ai bambini con disturbi di apprendimento
Ricordiamo alcune consapevolezze che gli insegnanti devono avere relativamente alle necessità dei bambini con DSA:
- I bambini e ragazzi con DSA possono avere problemi con la memoria di lavoro: la memoria di lavoro è quella che permette di manipolare i concetti a breve termine, per ritenerli e memorizzarli. La comprensione delle frasi verbali può essere inficiata da una cattiva memoria di lavoro, perché letteralmente il bambino non ritiene per un tempo sufficiente le parole per capirle. Nella lingua straniera, ciò influenza anche la produzione. sarebbe bene aiutare i bambini a potenziare la memoria di lavoro. In ogni caso, se sapete di avere in classe bambini con funzioni esecutive compromesse, lo potete aiutare i con spiegazioni molto strutturate, anche ripetendo molte volte e aiutandoli con con strategie diverse (ancore mnemoniche, associazioni..).
- I bambini e ragazzi con DSA possono avere problemi nel richiamare le parole in modo veloce (effetto “ce lo ho sulla punta della lingua”): non siate impazienti. Date loro strategie per aiutare il recupero delle informazioni.Garantite loro la calma (se si agitano è peggio). Siate gentili e comprensivi.
- I bambini e ragazzi con DSA possono avere problemi nel mantenere l’attenzione prolungata: offrite loro la possibilità di muoversi ed alzarsi ogni tanto, in modo che possano avere una pausa.
- I bambini e ragazzi con DSA possono avere difficoltà nella strutturazione sequenziale: aiutateli con strumenti (ancore alla comprensione e memoria) per gestire la sequenzialità temporale e causale delle informazioni.
Accanto alle possibili debolezze, però diamo anche dei consigli per individuare e usare i punti di forza che questi bambini possono avere ed il fatto di averli in classe può offrire:
- Individuate i loro talenti. Facciamo un esempio: se un bambino sa disegnare molto bene, probabilmente sarà motivato a disegnare (perché ne è gratificato) e sarà anche in grado tramite il disegno di processare e strutturare le informazioni grazie al disegno. Perché non chiedergli di disegnare la storia che ha ascoltato o rappresentare graficamente le nuove parole che gli insegniamo? Sfruttate la creatività dei bambini, interpellateli nella definizione di strategie che vadano bene per loro. Insieme arriverete alla metacognizione e alla soluzione delle difficoltà.
- Sfruttate le loro caratteristiche per costruire lezioni alternative per la classe. Spesso trovare delle soluzioni ci porta “off the beaten path”, con grandi ed inattesi risultati. Cosa motiva e rende piu’ chiaro l’insegnamento per i miei bambini con DSA? Partendo da questo si può provare a costruire la lezione “per la classe”. Probabilmente sarà una lezione creativa e chiara, che farà bene a tutti. Provate a partire dal loro punto di vista, non a fare “cose a parte per loro”. E’ anche un risparmio di lavoro extra.
- Create dei gruppi cooperativi stabili, delle alleanze, nei quali i bambini siano motivati a fare bene, ognuno nel proprio ruolo. Non è un vantaggio solo per i bambini in difficoltà, p un vantaggio anche per i bambini che acquisiranno il ruolo di tutor, e per tutta la classe nel suo complesso, che troverà così un modo diverso e positivo di relazionarsi.
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